Il sud lontano di Gisèle Freund

Alla Maison de l’Amérique Latine 72 immagini, di cui alcune inedite, che si concentrano sugli anni trascorsi in America meridionale

«Femmes de Tehuantepec, Mexique», di Gisèle Freund. ©RMN | Grand Palais/ Gisèle Freund/IMEC
Luana De Micco |  | Parigi

«Non ho mai smesso di voler comprendere cosa c’è dietro un volto», diceva Gisèle Freund. Alla fotografa franco-tedesca (1909-2000), famosa per i ritratti di scrittori del ’900, da Jean Cocteau a Simone de Beauvoir, da Colette a Samuel Beckett, la Maison de l’Amérique Latine dedica la mostra «Gisèle Freund. Ce sud si lointain» (21 ottobre-7 gennaio), 72 immagini, di cui alcune inedite, che si concentrano sugli anni trascorsi in America Latina (dal 1941 al 1954).

Nata a Berlino da una famiglia benestante di origini ebraiche, sociologa di formazione, allieva di Adorno e Mannheim, Gisèle Freund raggiunse Parigi all’avvento del nazismo, nel 1933. Qui cominciò a frequentare gli ambienti letterari e a dedicarsi alla fotografia. Uno degli incontri fondamentali per la vita e la carriera dell’artista fu quello con Victoria Ocampo, mecenate e donna di lettere argentina, cofondatrice della rivista d’avanguardia «Sur», che accolse a Buenos Aires Gisèle Freund in fuga dalla guerra.

Da lì la fotografa viaggiò in Uruguay, Patagonia, Cile, Messico, Argentina e Brasile. Lavorò per «Life» e «Time Magazine», quindi per l’agenzia Magnum dal 1947 al ’54. In America Latina realizzò i ritratti di grandi figure del mondo culturale dell’epoca, che ritroviamo allestite a Parigi: tra gli altri, Jorge Luis Borges, Frida Kahlo e Diego Rivera, Pablo Neruda, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros. Ma anche fotografie di paesaggi: immortalò le lande desolate della Patagonia e le campagne dell’Uruguay, le donne di Tehuantepec e le strade e i mercati dei villaggi del Messico e dell’Ecuador.

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