Il sillogismo del cavallo di Isgrò a Palazzo Pio

In mostra a Carpi l'ultima serie inedita delle cancellature di Emilio Isgrò con molti «interventi» su opere filosofiche

Opera «La Cabala di venezia“ di Emilio Isgrò (2014)
Stefano Luppi |  | Carpi

«La cancellatura è un nascondimento che custodisce e protegge, disvela nel suo significato e ne conferisce di nuovi alla parola. Non ha nulla di nichilista», sono i concetti con i quali Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, Me, 1937) ha più volte sintetizzato la sua poetica e che oggi fanno di lui uno degli artisti più noti per le opere facilmente riconoscibili.

C’è, è evidente, molta «filosofia», intesa come necessità di porsi domande, nella sua opera di cancellatura attuata a partire dal 1964 quando l’autore siciliano inizia a intervenire su testi e altri materiali a stampa coprendone manualmente grandi porzioni. Il suo gesto, infatti, invita a riflettere, se valga di più il significato di quanto è cancellato o al contrario se valga di più quanto è visibile.
Opera «Sillogismo del cavallo, testa» di Emilio Isgrò
Lo si vede anche in «Emilio Isgrò. Sillogismo del cavallo», fino al 10 dicembre a Palazzo dei Pio che, appunto, espone in larga parte «interventi» su testi di filosofi e prende il nome dall’ultima serie realizzata da Isgrò, finora inedita.
Opera «Sillogismo del cavallo, coda» di Emilio Isgrò
I curatori Chiara Gatti e Marco Bazzini, in collaborazione con l’Archivio Isgrò di Milano, hanno selezionato per la mostra quarantasette opere realizzate a partire dal 1966, disposte lungo un percorso che parte con la grande tela «Freccia bianca in campo nero» e prosegue con le cancellazioni sui venti volumi delle «Conclusiones», le «Conclusioni filosofiche, cabalistiche e teologiche», opera letteraria di Giovanni Pico della Mirandola, pubblicate a partire dal 1486: una scelta non casuale per Carpi visto che il nipote Alberto III Pio, figlio della sorella Caterina Pico (in mostra anche i ritratti cancellati dei due personaggi) è stato l’ultimo signore di Carpi dal 1480 al 1527.

La mostra prosegue poi con testi cancellati di Platone, Aristotele, Archimede ed Eraclito tra cui l’intervento «Plutarco Plutarque» (su diciannove volumi, 1973) oltre a quelli su testi della filosofia moderna di Hegel, Sartre e Benedetto Croce, fino all’ultima serie prodotta.

© Riproduzione riservata Opera «Anima rationalis» di Emilio Isgrò (2014)
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