Il Rubell Museum, un’istituzione privata che sembra pubblica

Inaugurato a Washington, nelle intenzioni della famiglia di collezionisti che l’ha fondato l’arte contemporanea dovrebbe essere accessibile a tutti

Il Rubell Museum di Washington DC
Maria Sancho-Arroyo |  | Washington

Washington non è famosa per l’arte contemporanea: a parte la politica, la città è nota per il National Mall e per i numerosi e importanti musei che vi si trovano. Ma il panorama sta cambiando rapidamente e l’apertura a fine ottobre del Rubell Museum ne è la conferma. In città vi sono altri musei che espongono arte contemporanea: l’Hirshorn è il museo ufficiale dello Smithsonian dedicato all’arte moderna e contemporanea, l’ala est della National Gallery organizza mostre interessanti e il museo Glenstone, di proprietà privata situato nella vicina Potomack, si concentra su artisti più affermati e di spicco.

Il Rubell Museum non fa concorrenza, anzi, completa l’offerta con opere più emergenti e controverse, dando nel contempo un impulso alla scena artistica della capitale. Molti dei 200 artisti presenti nella mostra inaugurale non si possono ammirare altrove in città. I coniugi Mera e Don Rubell insieme al figlio Jason, il cui intento è promuovere opere dai temi politicamente delicati come razzismo e aborto, sono noti per il sostegno agli artisti dagli inizi della loro carriera e sono stati tra i primi ad acquistare opere di artisti contemporanei ora celebri, tra cui Jean-Michel Basquiat, Cecily Brown, Keith Haring, Rashid Johnson, Jeff Koons, William Kentridge, Yoshitomo Nara, Cindy Sherman e Mickalene Thomas, oltre a molti altri.

I Rubell continuano a collezionare visitando studi, spazi artistici, fiere, gallerie, biennali e musei e parlando con artisti, curatori e galleristi. Se un’opera li coinvolge, scavano più a fondo, conducendo ricerche intensive e conversando a lungo con l’artista, prima di accoglierla nella loro collezione. A Washington stanno progettando di individuare e promuovere artisti locali promettenti, cosa che potrebbe rafforzare le gallerie locali e dare una spinta al ridotto settore commerciale. Il nuovo museo ha aperto in un’area non lontana dai musei del National Mall, per molti anni trascurata ma che ora si sta rapidamente riqualificando.

L’edificio era originariamente una scuola pubblica al servizio della comunità nera del sud-ovest di Washington. Costruito in stile revival georgiano nel 1906, è iscritto nel Registro nazionale dei luoghi storici. La scuola cessò l’attività nel 1978 e da allora è stata adibita a vari usi, tra cui studi di artisti, programmi di educazione artistica e rifugio per i senzatetto. Dopo anni di abbandono nel 2010 la famiglia ha acquistato l’edificio dall’ex Corcoran Gallery of Art e lo ha restaurato mantenendo le caratteristiche esistenti, ottimizzando le pareti per l’esposizione delle opere d’arte. Lo spazio, luminosissimo, ospita gallerie di diverse dimensioni.

Con i suoi 32mila metri quadrati, il museo è intimo e accessibile, e come istituzione sembra più pubblica che privata, allineandosi bene con la missione dei Rubell di allargare il pubblico. Il titolo della mostra inaugurale, «What’s Going On», fa riferimento al cantante Marvin Gaye, ex alunno della scuola ora sede del museo. La sua canzone del 1971 ispirò una serie di 20 disegni di Keith Haring, ora esposti nel museo, che sono un omaggio di Haring al fratello di Don Rubell, Steve, impresario dello Studio 54 morto di Aids nel 1989. Haring realizzò 20 disegni, «Untitled (Against All Odds)», in un solo giorno del 1989, mentre ascoltava senza sosta «What’s Going On».

Il museo espone anche l’opera di un artista italiano, nientemeno che Maurizio Cattelan: «Mother», cibachrome del 1999. A fianco dei membri della famiglia Rubell, il museo si avvale di un team molto professionale guidato da Juan Valadez, che da 22 anni è al loro fianco essendo il direttore del Rubell Museum di Miami, e da Caitlin Berry, appena nominata direttrice della sede di Washington. Caitlin è una grande sostenitrice degli artisti della città e conosce molto bene la scena artistica locale avendo lavorato per molti anni come curatrice, gallerista e consulente d’arte. Ho avuto l’occasione di lavorare con lei su diversi progetti e non ho dubbi ad affermare che darà un grande contributo. Il museo è stato aperto ufficialmente il 27 ottobre con il taglio del nastro da parte del sindaco di Washington insieme a Max, nipote dei Rubell, garantendo così una continuità con la tradizione di famiglia: durante la cerimonia inaugurale Jason Rubell ha riassunto in una frase la filosofia alla base del loro dono alla città: «L’arte contemporanea dovrebbe essere accessibile a tutti».

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