Il ritorno di Cresci in Valle d’Aosta
L’artista ligure ha realizzato i progetti «Fatti a mano» e «Mon cher Abbé Bionaz!»

Due nuovi progetti fotografici di Mario Cresci (Chiavari, 1942) e un nucleo di suoi lavori del 1990, realizzati per la mostra «Viaggio fotografico nell’interno della Valle d’Aosta», formano la mostra «Mon cher Abbé Bionaz! Mario Cresci per la Valle d’Aosta» (fino al 18 giugno), curata da Luca Fiore presso il Castello Gamba-Museo di Arte Moderna e Contemporanea della Regione Valle d’Aosta.
Cuore della mostra, le 16 immagini di proprietà delle collezioni regionali, cui se ne aggiungono altre, inedite, del ciclo dedicato al mondo rurale delle valli aostane realizzato nel 1990. Per Cresci, che negli anni ’60 e ’70 aveva esplorato la Basilicata e la sua cultura materiale, la Valle d’Aosta è come un ritorno in una civiltà altrettanto ancestrale, con i tetti fatti di lose d’ardesia, i fienili, le stalle e con i gesti antichi dei contadini e dei casari, che il fotografo osserva con un’attenzione speciale, lui che è stato fra i primi ad associare la cultura del progetto alla fotografia, agli utensili e ai giocattoli intagliati nel legno.
A oltre trent’anni da allora, Cresci è tornato in Valle d’Aosta e ha realizzato i progetti «Fatti a mano», con sei elaborazioni grafiche ispirate a oggetti artigianali locali di collezioni museali, e «Mon cher Abbé Bionaz!», omaggio allo scrittore, escursionista e fotografo Émile Bionaz (1862-1930), per 37 anni parroco di Saint-Nicolas: 20 collage digitali, creati partendo da alcune delle sue fotografie conservate nel Castello Gamba.