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Il profumo delle ceramiche di Nove

Claudia Crosera

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Trentadue opere dal Settecento al Novecento

Nelle sale della dimora storica del Castello di Miramare è allestita fino al 16 ottobre la mostra «Scrigni di fiori e profumi. Le ceramiche di Nove: capolavori tra natura e finzione», organizzata dal Polo museale Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Civita Tre Venezie e curata da Katia Brugnolo con Luca Caburlotto, Maurizio Anselmi e Rossella Fabiani.

Per la prima volta vengono riunite e messe a confronto opere che contribuiscono a creare il quadro della produzione ceramica di Nove (Vi), con un innovativo allestimento che consentirà di godere di sensazioni sensoriali sinestetiche grazie alla presenza di stazioni olfattive. La storia della ceramica di Nove, prodotta tra Settecento e Novecento e caratterizzata dal suo prezioso decoro floreale, s’intreccia nella mostra con gli interessi botanici di Massimiliano d’Asburgo, testimoniati dalla passione per il parco della dimora che riuscì a trasformare da brullo promontorio in meraviglioso giardino e dai numerosi volumi sull’argomento presenti nella sua biblioteca.

«La terra bonificata di Nove, con i suoi fiori e frutti, l’acqua del fiume Brenta e delle rogge, spiega la curatrice, furono motivi fondamentali e ispiratori per l’iniziale attività ceramica della ditta Antonibon, che prese avvio nel 1727 e nel 1732 ottenne dal Senato della Serenissima Repubblica il privilegio dell’esenzione per vent’anni da tutti i dazi nella commercializzazione delle maioliche e il diritto di aprire un negozio a Venezia». Un’azienda nota dalla quale escono opere di rilievo che si inseriscono nel clima culturale del tempo. «Lo stile neorococò, aggiunge la curatrice, è documentato dai vasi e dalle specchiere delle manifatture Antonibon e Viero, decorati con motivi floreali resi con estrema vividezza, con applicazioni plastiche con putti a tuttotondo, elementi naturalistici e rocaille a rilievo, anse a forma di draghi, serpenti e mascheroni».

Su supporti ideati per evidenziare i pezzi esposti evitando di confonderli con gli arredi della dimora asburigca, saranno collocate trentadue ceramiche (metà inedite) tra vasi, cestine, specchiere, piatti, porta orologi e molto altro ancora. I pezzi più antichi trovano ospitalità tra le sale del Castello, quelli dei primi decenni del Novecento sono collocati negli appartamenti del duca d’Aosta riallestiti nel 1930, tenuto conto della consonanza cronologica e stilistica con le opere qui presenti, espressione dei linguaggi Liberty e Déco.

La mostra si conclude nella sala del trono con alcuni degli oggetti più importanti prodotti dalle manifatture novesi ottocentesche: tra questi due specchiere in stile neorococò e il celebre vaso di manifattura Antonibon presentato all’Esposizione Universale di Parigi del 1889. In collaborazione con Mavive Spa di Venezia sono state allestite nella sala dei Gabbiani sei stazioni olfattive legate a sei famiglie di profumi, ciascuna delle quali esemplificata da quattro essenze, a disposizione dei visitatori all’interno dei cassetti di una struttura creata ad hoc.

Il catalogo, curato da Katia Brugnolo (Marsilio Editori), dopo un’introduzione di Rossella Fabiani sul Castello di Miramare entra nel tema della mostra con due saggi della curatrice: il primo sulla storia della produzione ceramica a Nove e i suoi maggiori protagonisti, il secondo sulla storia del decoro floreale nell’arte veneta. Un testo di Marco Squizzato prende in esame le tipologie decorative e le scelte dei soggetti delle opere con uno sguardo multidisciplinare, infine, un intervento dell’architetto Maurizio Anselmi sull’allestimento. Concludono il volume una sezione con le schede delle opere in mostra e un glossario sulle essenze raffigurate e le tipologie di decori tradizionali della ceramica di Nove.

Claudia Crosera, 08 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

Il profumo delle ceramiche di Nove | Claudia Crosera

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