Il privilegio e l’incredulità di dirigere il museo più bello del mondo
Passaggio di testimone ai Musei Vaticani, che ora hanno la prima direttrice donna della loro storia
Cara Barbara, tu storica dell’arte specialista di grafica antica vieni dalla Biblioteca Apostolica dove dirigevi il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Qual è stato, dunque, il tuo primo impatto con un museo plurale quali sono i Musei Varicani, anzi con un «fascio», con un sistema di musei come le collezioni del Papa? Un sistema di musei dove c’è dentro di tutto, dai manufatti degli aborigeni dell’Australia nel Dipartimento Etnografico, ai vetri dorati tardoantichi, dai «cretti» di Burri e dalle videoistallazioni di Studio Azzurro nel Museo dell’Arte Moderna e Contemporanea, ai tesori degli Egizi e degli Etruschi, alle oreficerie e agli avori più famosi del mondo, fino ai totem dell’immaginario turistico universale: il Laocoonte e l’Apollo del Belvedere, Raffaello nelle Stanze e Michelangelo in Sistina?
Sensazione di privilegio e di incredulità. Privilegio perché, come tu hai spesso
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