Image

Il primo ghetto della storia

Lidia Panzeri

Leggi i suoi articoli

Nel cinquecentenario lavori in dirittura d’arrivo 

Cinquecento anni fa, il 29 marzo del 1516, per delibera del Senato veneziano si costituiva il ghetto di Venezia, il primo della storia europea. In questa ricorrenza sarà posta una prima pietra virtuale per quanto riguarda il restauro del museo a lungo perseguito e forse finalmente in dirittura d’arrivo, come affermano, pur con cauto ottimismo, Michela Zanon e Marcella Ansaldi, a diverso titolo responsabili delle sorti del museo. L’investimento previsto è di 8,5 milioni di euro per il reperimento dei quali è stato costituito, su iniziativa di Toto Bergamo Rossi, un apposito comitato del Venetian Heritage, il Venetian Heritage Council presieduto da Joseph J. Sitt.

Per sensibilizzare i donatori a contribuire al recupero del ghetto di Venezia è stata anche organizzata una mostra, che ha girato il mondo per tre anni, di preziosi oggetti liturgici, scoperti per caso durante lavori alla sinagoga spagnola e restaurati da Venetian Heritage con il supporto della maison Vhernier. Il primo nucleo del museo, di due stanze, con l’esposizione di oggetti rituali perlopiù in argento, risale al 1954; nel 2005 si sono aggiunte due nuove sale, con arredi e documenti. Ma non è solo questione di spazi.

Come spiega l’architetto Alessandro Pedron, autore del progetto già approvato dalla Soprintendenza che si avvale della consulenza scientifica del maggior studioso della storia del ghetto, Alberto Fortis, l’edificio del museo deriva da uno più antico forse risalente al XIV secolo.

Qui nel 1528 fu costruita la prima delle cinque sinagoghe, quella tedesca con affaccio sul campo del ghetto nuovo. Il resto dell’edificio nel corso del tempo ha subito molte trasformazioni per far fronte alla cronica fame di alloggi. Questo determina, tuttora, la persistenza di dislivelli nei diversi piani. Omologare per quanto possibile gli spazi: è questa la prima scommessa.

A questo scopo la comunità ebraica ha di recente acquistato un’abitazione privata che consentirà di collegare in unico percorso le due sinagoghe, la Canton, costruita nel 1531 e quella italiana del 1571 che si affacciano sullo stesso campo. Il progetto prevede che il piano terra sia adibito ai servizi, mentre l’area espositiva occuperà il primo piano e al secondo sarà attivato il circuito comprendente le due sinagoghe.

L’intervento dunque non si può definire la ristrutturazione di un museo (visitato ogni anno da 70-80mila persone), bensì la ricomposizione di un antico tessuto architettonico, storico e culturale. Il termine dei lavori è previsto entro la fine del 2018. A parte è il discorso che concerne gli interventi nelle diverse sinagoghe, tutte aperte al culto. Quella in uno stato di maggior sofferenza per la precaria situazione degli arredi, in particolare per quanto riguarda il matroneo, è la sinagoga tedesca, che qualche anno fa è stata oggetto di importanti interventi statici finanziati dal World Monuments Fund.

Richiedono interventi urgenti anche le due sinagoghe degli ebrei sefarditi, espulsi dalla Spagna e dal Portogallo, approdati nel Medio Oriente e da qui trasferitisi a Venezia. Sono le sinagoghe più ricche dal punto di vista architettonico. Per la sinagoga spagnola, costruita nel 1584 e totalmente rinnovata nel 1635, l’Associazione Albergatori Veneziani (Ava) si è impegnata a intervenire sulle finestre onde ovviare alle infiltrazioni di acqua.

La sinagoga levantina nel campo del ghetto vecchio, già edificata nel 1538 e ricostruita nel 1638 su progetto di Baldassarre Longhena, è, insieme a Ca’ Rezzonico, un edificio esemplare del rinnovamento architettonico del XVII secolo. Magnifica anche per gli arredi, in particolare il pergamo dal quale l’officiante recita le preghiere, capolavoro di Andrea Brustolon aggredito dai tarli. L’associazione Savio Benefator in memoria di Cesare e Bice Vivante provvederà al restauro delle lampade in argento.

Le esigenze sono tante, le associazioni private contribuiscono come possono, nessun finanziamento pubblico è al momento previsto. L’auspicio è che la ricorrenza del quinto centenario faccia un miracolo.

Lidia Panzeri, 25 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Il restauro si concluderà nel 2027, con un preventivo di spesa di 6,7 milioni di euro. Da dicembre una nuova illuminazione della facciata

Ca’ Rezzonico-Museo del Settecento Veneziano espone 36 miniature su avorio dell’artista italiana più celebre nell’Europa del Settecento

Dopo un lungo oblio ritorna in Laguna, all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, l’artista che dipinse una Venezia mondana e autentica

Una mostra al Centro Culturale Candiani analizza l’influenza che l’artista ha avuto su varie correnti artistiche del secolo scorso

Il primo ghetto della storia | Lidia Panzeri

Il primo ghetto della storia | Lidia Panzeri