Il Pontefice agli artisti: «Aiutateci a intravedere la luce della bellezza che salva»
L’incontro di papa Francesco con 200 artisti in Cappella Sistina per celebrare il 50mo anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna dei Vaticani

Questa mattina la Cappella Sistina ha accolto 200 artisti provenienti da tutto il mondo per un’udienza con papa Francesco, in occasione del 50mo anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna dei Musei Vaticani. Il Pontefice ha rivolto il suo benvenuto agli artisti (pittori, scultori, architetti, scrittori, registi, musicisti): «Qui tutto è arte. Benvenuti, vi ringrazio per aver accolto il mio invito, perché la Chiesa ha sempre avuto un rapporto con gli artisti che si può definire, allo stesso tempo, naturale e speciale».
Erano presenti nomi internazionali della cultura come Doris Salcedo, Anselm Kiefer, Jean Nouvel, Anish Kapoor, Andres Serrano, Tomás Saraceno, Rem Koolhaas, Joana Vasconcelos, Ken Loach, Caetano Veloso, Éric-Emmanuel Schmitt, Valérie Perrin, Amélie Nothomb, Colum McCann, Abel Ferrara, Jhumpa Lahiri, Javier Cercas, Mario Botta. Numerosi gli italiani, come Giuseppe Penone, Mario Ceroli, Fabrizio Plessi, Michele De Lucchi, Mimmo Paladino, Gian Maria Tosatti, Raul Gabriel, Nicola Samorì, Andrea Mastrovito, Stefano Arienti, Roberto Almagno.
«L’artista, ha proseguito il papa, guarda il mondo con la spontaneità del bambino e l’acutezza del veggente. Voi arricchite il mondo di nuova realtà. Siete occhi che guardano e sognano. Siete un po’ come i profeti, sapete guardare in profondità e in lontananza. Sapete guardare oltre le apparenze, oltre la presunta bellezza artificiale, spesso complice delle dinamiche economiche che creano disuguaglianza. Questa è una bellezza che non attira, perché è morta, è “maquillage”, nasconde invece di rivelare. Voi vi tenete lontani da questo. Volete mostrare ciò che invece fa pensare, che rende vigili, che svela la realtà nelle sue contraddizioni. Spesso lo fate con ironia, virtù meravigliosa.
Vi sento alleati nella difesa della vita umana, degli ultimi, nel sentirci tutti fratelli. L’arte e la fede non possono lasciare le cose così come sono. L’arte non può mai essere un anestetico, dà pace ma non addormenta le coscienze, le tiene sveglie. Aiutateci a intravedere la luce della bellezza che salva. Vi chiedo, armonicamente, di pregare per me».
Al termine del discorso, accolto da un commosso applauso, papa Francesco ha salutato tutti gli artisti presenti, stringendo le mani di ciascuno di essi.