Il più tedesco dei tedeschi

Lipsia celebra Max Klinger al Museum der bildenden Künste

«Die blaue Stunde» («L’ora blu», 1890) di Max Klinger, Lipsia, MdbK. © PUNCTUM/A. Schmidt
Francesca Petretto |

Anche la città più grande della Sassonia, la Leipzig dei tedeschi, si appresta nel 2020 a commemorare nel centenario della morte un suo illustre concittadino, Max Klinger (1857-1920): pittore, scultore ma soprattutto prolifico incisore (sua la suite «Un guanto», una sorta di racconto figurato presurrealista).

È perlomeno interessante la coincidenza che lo vuole autore della statua a colori di Beethoven, senz’altro la più celebre delle sue opere: quel Beethoven di cui sempre nel 2020 viene celebrato in tutta la Germania il 250mo anniversario della nascita. Questo sincronismo non è casuale, poiché Klinger, «il più tedesco degli artisti tedeschi» per Lovis Corinth, fu veramente connesso con tutti gli esponenti della scena artistica europea del suo tempo.

Amò molto l’Italia: nel 1905 acquistò a Firenze la Villa Romana dove istituì l’omonimo premio che ancora oggi regala ai più meritevoli
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