Il più antico ospedale d’Europa

Quattro milioni di euro dalla Regione Lazio per le Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia

L’ingresso del complesso ospedaliero di Santo Spirito in Sassia a Roma
Tina Lepri |  | ROMA

Dopo 16 anni di contenzioso e blocchi amministrativi sono disponibili i quattro milioni di euro stanziati dalla Regione Lazio nel 2004, che rendono possibili i restauri delle Corsie Sistine, parte del Complesso monumentale ospedaliero di Santo Spirito in Sassia vicino a San Pietro. Le due corsie sono in realtà un’unica vasta aula lunga 120 metri e larga 12 sormontata da una torre ottagonale e divisa in due bracci da un tiburio: un vero spettacolo negato da decenni a causa del cattivo stato di conservazione.

Le Corsie Sistine vennero realizzate da Sisto IV dopo l’incendio che devastò l’antico ospedale nel 1471 e rappresentano il primo esempio di architettura civile del Rinascimento a Roma. Al centro del tiburio si erge un altare, unica opera romana di Palladio. Sulle pareti si snoda una lunghissima serie di affreschi realizzati nel 1478 da Ghirlandaio, Pinturicchio, Antoniazzo Romano e altri maestri della scuola umbro romana allora trionfante nella capitale (raffigurano la storia dell’ospedale ed episodi della vita del papa).

A causa dei gravi danni dovuti a infiltrazioni d’acqua, nel 2017 sono stati avviati interventi quali il consolidamento statico della struttura, incluse le volte della adiacente Biblioteca Lancisiana, il trattamento dei paramenti murari e lapidei, il rifacimento della Spezieria, il recupero di infissi, antiche vetrate, pavimentazioni, il rinnovamento di tutti gli impianti e il complesso restauro degli affreschi. Santo Spirito in Sassia è il più antico ospedale d’Europa, fondato nel VII secolo dai Sassoni (da cui il nome) per curare i pellegrini diretti alla tomba di Pietro, poi ampliato e trasformato da papa Innocenzo III nel 1198.

Conserva anche importanti collezioni: 400 ceramiche e vetri da farmacia, arazzi di Bruxelles del XV secolo, sculture, 300 dipinti, altri affreschi e grottesche, 20mila volumi di cui 60 preziosi incunaboli, 2mila rare cinquecentine, due codici in pergamena degli scritti di Avicenna. Ad arricchire tale patrimonio si è aggiunta la scoperta, nel 1959 nel piano interrato, dei resti della Villa di Agrippina (moglie di Germanico e madre di Caligola) con muri a opus reticulatum, pavimenti in mosaico, marmi scolpiti e parti di affreschi. Al termine dei lavori, entro il 2021, Santo Spirito in Sassia, di proprietà della Regione Lazio, sarà museo di se stesso.

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Tina Lepri