IL PERSONAGGIO DEL 2020 | Kara Walker

I protagonisti dell'anno scelti dal Giornale dell'Arte

Kara Walker
Franco Fanelli |

«Quando le anime si sollevano», per citare il titolo di un libro di Madison S. Bell ambientato nel XVIII secolo, al tempo delle rivolte degli schiavi nelle colonie, esse lasciano un’impronta indelebile. È accaduto con il movimento Black Lives Matter, vero «personaggio» dell’anno. Un protagonista «collettivo» che, nato in seguito alle proteste per l’omicidio del quarantaseienne afroamericano George Perry Floyd da parte di un agente di polizia di Minneapolis, ha ricordato a tutto il mondo la persistenza del problema della discriminazione razziale. Sull’onda di «BLM» anche altre minoranze, etniche e di genere, hanno rivendicato i loro diritti sistematicamente violati.

Le proteste hanno contribuito a portare alla luce il fatto che le stesse discriminazioni affliggono il mondo dell’arte contemporanea, politicamente corretto nelle opere prodotte e nelle parole pronunciate, un po’ meno quando si tratta di assunzioni e licenziamenti di personale o di assegnazione dei posti di potere. Il boom della «Black Art» americana e africana, che in realtà aveva già dato qualche segnale negli anni scorsi (basti ricordare il «dream team» schierato dal Ghana alla Biennale di Venezia del 2019), si deve anche all’effetto BLM.

Le quotazioni raggiunte da Amoako Boafo (anch’egli ghanese), superstar pittorica della «Black Diaspora», che con le sue figure «à la Schiele» (in effetti vive a Vienna) si avvicina al milione di dollari, indicherebbero in lui l’artista dell’anno. Ma proprio perché, al di là delle quotazioni, la memoria del sistema dell’arte è molto labile, preferiamo assegnare il titolo a Kara Walker, cinquantunenne afroamericana nata in California ma cresciuta nel cuore nero dell’Alabama.

Da vent’anni, con le sue silhouette nere, spazia dalla pittura al teatro, dall’installazione alla performance per mettere in scena la storia dello schiavismo e della discriminazione. Ha cominciato a farlo in tempi non sospetti (cioè quando il tema non era di moda come oggi) e con un colto mix di tragedia e ironia, ricetta straordinariamente efficace contro le ubriacature da retorica.

Anche il mercato continua a premiarla; e, a proposito di superstar politicamente impegnate su questi temi, sarebbe divertente capire in quale misura e proporzione l’una debba all’altro, fra lei e il bianco e sudafricano William Kentridge. A proposito di debiti e memoria corta: gli Stati Uniti, alla ricerca della prima afroamericana loro rappresentante al padiglione nazionale della Biennale di Venezia, hanno preferito lasciare a casa Kara Walker: si vede che sullo smartphone vengono meglio le ballerine modellate da Degas rivisitate un po’ banalmente (tra l’altro ricordano anche le dame «neovelazqueñas» di Manolo Valdés) dalla più giovane Simone Leigh.

I PROTAGONISTI DEL 2020 SCELTI DAL GIORNALE DELL'ARTE
La mostra
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Il personaggio

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