Il pavimento del Colosseo sarà leggero, reversibile e sostenibile

Il nuovo piano sarà progettato da Milan Ingegneria con pannelli in fibra di carbonio rivestiti in legno di Accoya, un materiale durevole nel tempo che si autoprotegge

Render del Colosseo con la nuova pavimentazione di pannelli rivestiti in legno di Accoya
Elena Franzoia |  | Roma

Il Colosseo avrà una nuova pavimentazione. La commissione composta da Salvatore Acampora, Alessandro Viscogliosi, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli ha proclamato vincitore della gara indetta nel dicembre 2020 il progetto presentato da Milan Ingegneria con Fabio Fumagalli, Labics, C.R.O.M.A. e Consilium con un finanziamento di 18,5 milioni di euro. Elaborato da architetti, archeologi, restauratori e strutturisti del Parco Archeologico del Colosseo, il Documento di Indirizzo alla Progettazione (Dip) poneva come essenziali requisiti leggerezza, reversibilità e sostenibilità.

Spiega Massimiliano Milan: «Il nuovo piano di calpestio, impostato alla cosiddetta “quota Flavia” originaria alla quale avvenivano gli spettacoli, sarà estremamente flessibile, sia nel senso della pluralità degli usi sia delle geometrie ottenibili aprendo la nuova struttura, che consentirà di continuare a mostrare la “macchina scenica” ipogea da cui salivano animali e gladiatori. Un fattore importante è che non andremo a gravare con pesi aggiuntivi sulle murature antiche».

Più leggero di quello originario, il nuovo piano sarà realizzato con leggeri e performanti pannelli in fibra di carbonio rivestiti in legno di Accoya, cioè trattato con acido acetilenico, un materiale durevole nel tempo che si autoprotegge dagli attacchi sia chimici sia biologici. «Verranno inoltre installate sul perimetro 24 unità di ventilazione meccanica controllata nascoste all’interno delle nicchie, continua Milan, che doteranno gli spazi ipogei del microclima e dello stato ambientale più consoni alla loro conservazione, permettendo in una sola mezz’ora il ricambio completo dell’aria».

«La nuova arena non sarà una ricostruzione filologica “com’era dov’era”, precisa l’architetto Fabio Fumagalli, ma un nuovo elemento messo a servizio del monumento che oltre alla tutela potrà migliorare l’esperienza di visita. Il fatto di inserirsi alla “quota Flavia” è determinante per consentire la riconnessione con elementi che a quella quota erano stati pensati, come il corridoio di servizio o la Porta Triumphalis. Non si tratta solo di dire che, con la nuova arena aperta, il Colosseo si presenterà come ora e, ad arena chiusa, come era prima. Sarà possibile ottenere anche molte configurazioni intermedie, che consentiranno di rileggere il sistema delle botole o fruire di un parte di piano aperta e un’altra chiusa. La gestione del microclima e dell’acqua piovana, che sarà riutilizzata, costituiscono poi aspetti centrali. Attualmente le strutture ipogee sono fortemente segnate da stress termici e umidità, dalla presenza di una falda acquifera a meno di 50 cm rispetto al piano di calpestio, dalla difficoltà di riflusso delle acque meteoriche e da una fortissima variazione termica tra estate e inverno, con le cresce che d’estate raggiungono i 60 gradi mentre d’inverno ghiacciano».

Come sottolineano Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori dello studio Labics, «ci sono intorno a questo progetto legittime paure. Per molte persone il Colosseo è quello che vediamo oggi, con gli ipogei esposti. È quindi come se con il nostro progetto andassimo a intaccare qualcosa di originale. Si tratta invece del contrario. Il progetto risponde alle richieste del Dip restituendo la possibilità di fruire del piano superiore e dunque di esperire la spazialità originaria del monumento come non accadeva più dall’inizio del XX secolo, quando le foto dell’archivio Alinari documentano come fosse possibile camminare al centro dello spazio, percependo la tridimensionalità degli spalti che “gravano” sul vuoto centrale. Una situazione analoga riguarderà anche gli spazi ipogei, che danno oggi l’idea dell’esperienza percettiva originaria solo nei corridoi laterali, con la loro alternanza di luce e ombra. Il nuovo progetto è dunque concepito anche come uno strumento di conoscenza ed esperienza che non nega la situazione attuale».

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