Il palazzo che rigenererà Veronetta

Recupero «flessibile» a Verona per Palazzo Bocca Trezza

Render del progetto di recupero di Palazzo Bocca Trezza a Verona
Camilla Bertoni |  | Verona

Un palazzo del Cinquecento che vide al lavoro su architettura, affreschi e decori un’équipe palladiana, modificazioni che tra Otto e Novecento ne hanno snaturato la forma originaria, un’area appena esterna al centro storico molto viva dal punto di vista culturale e studi approfonditi sul palazzo e sul quartiere: sono le premesse dell’intervento di restauro progettato dal raggruppamento temporaneo di professionisti guidati dallo studio Sinergo, vincitore della gara bandita dal Comune di Verona e realizzabile grazie al finanziamento del Bando periferie del Consiglio dei Ministri del 2016.

Palazzo Bocca Trezza, in origine Murari della Corte, punta a diventare finalmente (dopo anni di abbandono e degrado) uno dei centri di rigenerazione del quartiere di Veronetta, insieme al recupero di ex strutture militari e fortificazioni. «Un’idea già sviluppata in passato, ma di fatto rimasta finora sulla carta», commenta l’architetto Alberto Muffato di Sinergo.

Si tratta in gran parte di un restauro conservativo; gli interventi di modifica saranno limitati al corpo di fabbrica aggiunto negli anni Ottanta del secolo scorso, mentre per salvare ciò che resta della decorazione della loggia, firmata da Paolo Farinati, una quinta vegetale riprodurrà il microclima distrutto dalle demolizioni ottocentesche. La chiave del progetto sta nella flessibilità.

«Tutta la storia del costruito, spiega uno dei progettisti, Giovanni Castiglioni, ci dimostra che le destinazioni continuano a cambiare nel tempo e le modifiche che tali cambiamenti potrebbero richiedere possono essere anche molto pesanti. Il successo della rigenerazione è direttamente funzionale al grado di flessibilità d’uso prevista per l’edificio. Il Comune ha concorso al bando prevedendo una destinazione di carattere sociale. La richiesta presentava però il rischio di una pericolosa chiusura verso la città, pensando il palazzo come semplice sede di uffici per associazioni e non come elemento di rigenerazione partecipata attraverso un percorso di coprogettazione. La chiave del ragionamento progettuale sta nel monito di Richard Sennett, sociologo e studioso dei processi di rigenerazione: tanto più rigida la progettazione, tanto più alto sarà il rischio di obsolescenza».

Flessibilità anche per il giardino del palazzo dove al posto delle panchine saranno distribuite, ispirandosi ai parchi francesi, sedie di libero utilizzo e aggregazione. Nei prossimi mesi l’inizio dei lavori che in due anni dovranno finalmente restituire il palazzo e il giardino alla città, come da volontà degli ultimi proprietari e donatori.

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