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Il naso e il caso

Francesca Romana Morelli

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Da Gagosian in mostra le nuove opere di Piero Golia

Nel 2002 lo scultore Piero Golia ha pubblicato un  «manuale»  con le istruzioni per realizzare i suoi lavori, in modo che il lettore possa continuare  autonomamente l’itinerario artistico dello stesso autore o ammettere di non saperlo fare. Nel 2013 alla Biennale di Venezia ha fatto scalpore con il suo enorme cubo «Untitled, my gold is yours», una colata di cemento mescolata a un chilo di polvere d’oro zecchino: se il visitatore riusciva a staccarne dei pezzi, poteva appropriarsene. Nato nel 1974 a Napoli, dal 2002 Golia vive a Los Angeles. 

Dal 9 giugno al 30 luglio, Gagosian mostra un suo ciclo di lavori, «Intermission Paintings» che registra un cambiamento avvenuto nel suo lavoro negli ultimi anni, in cui il caso gioca un ruolo importante. La serie è ottenuta da scarti di polistirolo espanso e deriva dalla trilogia «Comedy of Craft» (2014), performance scultorea incentrata sulla riproduzione in polistirolo e in scala 1:1 del naso di George Washington scolpito nel Monte Rushmore in Sud Dakota, ma appare esplicito anche il riferimento alla celebre novella di Gogol, Il naso, simbolo sostitutivo del pene e del complesso di castrazione. Golia ha raccolto gli scarti giganteschi prodotti nel corso della realizzazione del naso di Washington, che ha poi rivestito di un duro strato di polimero (materiale sintetico) e li ha dipinti con pigmenti iridescenti usati nell’inchiostro di sicurezza delle banconote; infine, come se fossero dei frammenti fossili, li ha applicati su pannelli.

Francesca Romana Morelli, 06 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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