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Il morto pentito

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Gaggero & Luccardini

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Caro Luccardini,
A caldo faccio due considerazioni, la prima riguarda le due casse. Come da ampia letteratura mortuaria le casse sono fatte per essere portate via al più presto. Anche quelle per il vino. Queste invece sono casse stabili, fatte per rimanere lì. Però nel salotto buono non metterei la cassa dello zio con la scritta il «morto pentito». La seconda riguarda il dibattito suscitato da questo oggetto. Cito una frase: «Si tratta di un’opera a metà strada tra architettura e arte plastica, perché ben riconducibile alle modalità espressive e agli intenti del movimento Pop». Per cominciare non ho ben chiaro cosa si intenda per architettura: le Piramidi o il Beaubourg? Forse si voleva solo dire che l’oggetto appartiene all’architettura con l’A maiuscola. Poi vorrei capire che cosa si intende per arte plastica: Michelangelo o il marito di Cicciolina? Sicuramente non di plastica ma di arte. Peccato, perché se si fosse trattato di semplice plastica non stavamo neanche a parlarne. Ma il surreale sta nello stupendo «a metà strada». Qui ci vuole un minuto di silenzio: è una architettura ma anche una scultura. Un san Pietro dentro la boccia di vetro con la neve o una scatola di Manzoni gigantesca trasformata in condominio? Trascuro le modalità espressive e il movimento Pop perché di questioni enologiche non me ne intendo.
Gaggero

Caro Gaggero,
Questo piccolo wine shop è un gioiellino rispetto ad altri che sorgono nei pressi, taluni enormi e inutilmente foderati d’erba anche sulla copertura. Ciò che mi indispettisce è la protervia del nome, esibito come un tatuaggio sull’inguine. Le due scatole asimmetriche offrono un’alternativa al rigore dei filari che danno al paesaggio l’immenso fascino che ha. Semmai fa tenerezza l’averle poi rivestite con l’aspetto delle cassette in pioppo che si regalano a Natale con le bottiglie dentro. Questa confezione però va incontro a un difetto sociale: il pubblico vasto (quello a cui si rivolge lo shop col suo esplicito messaggio) è quello degli smartphone col touchscreen dove non ci sono le parole per spiegarti le cose, ma le icone, cioè immagini semplificate o meglio puerili che qualunque cervello con qualunque cultura in questo pianeta comprende all’istante. Perciò chi ha concepito questo oggetto vuole catturare con immediatezza l’interesse del turista di passo, il quale non esiterà a parcheggiare nei pressi per entrare nello shop.
Gaggero

Gaggero & Luccardini, 15 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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