Il mondo è bello, ma non tutti lo amano

Walter Guadagnini |  | Parigi

«Verrerie d’Iéna (béchers)» (1934) di Albert Renger-Patzsch. © Albert Renger-Patzsch / Archiv Ann und Jürgen Wilde, Zülpich / ADAGP, Paris 2017. Lui voleva intitolarlo semplicemente Die Dinge (le cose), ma l’editore scelse per il suo libro un titolo più immaginifico, Il mondo è bello, e questo decretò da un lato la sua fortuna immediata, dall’altro la scomunica di Walter Benjamin e, con essa, una sorta di sospetto costante della critica nei confronti della sua arte, sempre ingiustamente messa a confronto con quella del suo connazionale e coetaneo August Sander, ideologicamente inattaccabile.

Così, Albert Renger-Patzsch, nato nel 1897, autore del libro in questione pubblicato nel 1928, protagonista assoluto della stagione della Nuova Oggettività tedesca, attivo anche nel dopoguerra fino alla morte, avvenuta nel 1966, è rimasto un fotografo stimatissimo per la qualità delle sue immagini, ma mai veramente amato e, tutto sommato, anche poco visto e studiato nella sua interezza. Giunge quindi a proposito la retrospettiva che gli dedica il Jeu de Paume,
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Walter Guadagnini