Il marmo dentro l’affresco di Anri Sala

La Galleria Alfonso Artiaco dedica all’artista multimediale una personale che testimonia la sua produzione ad affresco sviluppata durante il soggiorno napoletano

«Aurea Inversa (VI, fragment I)» (2023) di Anri Sala (un particolare). Foto Francesco Squeglia
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

Esecuzione metodica, che sfida il tempo e le certezze della tecnica, ma anche organizzazione puntuale, scandita in giornate di lavoro, quantificabili in sessioni dalla durata di mesi, definiscono la nuova produzione ad affresco, realizzata da Anri Sala (Tirana, 1974) durante il soggiorno a Napoli e confluita nella personale alla Galleria Alfonso Artiaco visitabile fino al 4 novembre.

La sintesi visiva, ottenuta dall’accostamento di materiali diversi, consente all’artista albanese di conseguire un effetto di grande impatto percettivo. Il volume del frammento marmoreo disposto sulla superficie piana dell’affresco produce una continuità di lettura pur nel passaggio dalla tridimensionalità della pietra metamorfica alla bidimensionalità del segno e del colore.

Da un lato il marmo (cipollino, radica e tartaruga) e dall’altro il pigmento pittorico producono soluzioni formali astratte e figurative che riecheggiano il tema della natura (il paesaggio di nuvole della serie «Surface to Air») attingendo anche dalla storia dell’arte (come nella serie «Legenda Aurea Inversa») e, più precisamente, dal ciclo realizzato da Piero della Francesca nella Basilica di San Francesco ad Arezzo.

Infine, su due tavoli della galleria sono disposti «Fragmentarium I (Morning)» e «Fragmentarium II (Afternoon, Afternoon Slightly After/Radica)», assemblaggi di elementi di intonaco provenienti dalle fessure emerse al termine di ore di lavoro e che rinviano ad affreschi strappati, come provenienti da scavi archeologici. Un riferimento questo alla vicina Pompei, che Sala amplifica attraverso il suono della tibia, antico strumento a fiato che alimenta l’inganno spazio-temporale dell’intero progetto.

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