Chicago. Fino al 14 giugno il Museum of Contemporary Art presenta una mostra incentrata sul tema del rapporto dell’uomo con l’ambiente, raccontato attraverso l’opera di artisti quali John Akomfrah, Alfredo Jaar, William Kentridge, Judy Ledgerwood, Carrie Mae Weems e Catherine Opie e un’installazione che comprende storiche fonti letterarie sul tema, di cui sono riportate citazioni celebri.
L’idea di «Water After All» nasce dalla recente acquisizione dell’opera «Vertigo Sea», 2015, di John Akomfrah, artista e filmografo nato nel 1957 ad Accra, in Ghana, ma cresciuto in Inghilterra (di recente, in occasione di una sua mostra londinese, è stato definito «un tesoro nazionale»). «Vertigo Sea», proiettato su tre schermi giganti, utilizza immagini d’archivio e nuovi girati. Attraversa varie epoche e spazia in aree geografiche diverse, raccontando, ora con incantevole poesia, ora con una durezza che rende impossibile tenere lo sguardo sullo schermo, l’interazione tra l’umanità e l’acqua, il mare e gli oceani.
Fondatore del Black Studio Film Collective nel 1998 insieme agli artisti David Lawson e Lina Gopaul, Akomfrah, dopo una laurea in sociologia, si è sempre occupato nelle sue opere di temi legati alla Black British Identity, alla politica contemporanea e al postcolonialismo, attraverso i suoi film, documentari e video. In «Purple» (2017-19, la sua ultima creazione e un seguito di «Vertigo Sea») l’artista esamina ancora l’impatto dell’uomo sull’ambiente e le conseguenze, a breve e a lungo termine, di cui, in modo irrimediabile, il pianeta risentirà. A meno che non si agisca subito e con grande determinazione.