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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliArpino (Frosinone). Al centro della monografica «Ren Wendong. Segni di Loto», inaugurata il 9 ottobre, fino al 13 novembre, presso il Castello Ladislao, sede della Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino, è un unico soggetto, il fiore di loto, interpretato in tutta la sua carica metaforica, come simbolo della purezza, intatto com’è nel suo candore dalle acque dello stagno torbido da cui emerge, ma anche dell’apertura spirituale, spiega la curatrice Loredana Rea, direttore della Fondazione, «per il suo affiorare dall’oscurità e dispiegarsi nella pienezza della luce», dall’artista cinese Ren Wendong.
Vicedirettore del Politecnico di Da Lian e raffinato interprete della tecnica tradizionale della pittura ad inchiostro di china su carta di riso, Wendong dimostra una straordinaria capacità di variazione del soggetto in grado di produrre altrettante sfumature emotive nell’osservatore e di innescare la più inattesa rêverie. Sui grandi fogli bianchi, infatti, i segni di una cultura antica, che riporta nella contemporaneità i valori della dottrina Zen, si animano, guizzando in ogni direzione, per catturare lo sguardo e condurlo in profondità.
Questa mostra è un'ulteriore apertura della Fondazione Umberto Mastroianni, che nel Castello Ladislao accoglie la più ricca e rappresentativa eredità di uno dei più eclettici e geniali scultori del ‘900 e la memoria di un’intera famiglia di artisti, verso l’internazionalizzazione e, come scrive in catalogo il presidente del Consiglio di Amministrazione Andrea Chietini, «rappresenta non solo la possibilità di scoprire l’incanto di un linguaggio antico eppure strettamente contemporaneo, ma anche l’occasione per intrecciare i contatti con una realtà artistica importante sebbene ancora poco conosciuta in occidente».

Uno dei «Segni di Loto» dell'artista cinese Ren Wendong

Uno dei «Segni di Loto» dell'artista cinese Ren Wendong
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