Il ladro e la pattumiera di Napoli

Bruno Zanardi |

«La Napoli dove sono nato era ancora una delle più belle città del mondo», dice il mio amico maggiore d’età (e non solo) Carlo Knight, che, dopo aver molto viaggiato e molto visto, a Napoli è tornato a vivere sempre più soffrendone un degrado tanto doloroso quanto probabilmente irreversibile: il degrado del centro storico, seppur rimasto stupendo in molte sue parti perché retaggio d’una delle grandi capitali europee (la Napoli di Vanvitelli, Solimena e Cimarosa, di Ercolano e di Pompei che incantava i viaggiatori del Grand Tour) e il degrado delle periferie, frutto d’una sfrontata intesa criminosa tra speculazione edilizia camorristica, politica corrotta e architetti servili, presuntuosi e ignoranti. Esempio preclaro sono le Vele di Scampìa, nate come ennesima ideologica e demagogica «Cité radieuse» e per ciò stesso, cioè per la stupidità demagogica dell’assunto di partenza,
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