Il ladro e la pattumiera di Napoli
«La Napoli dove sono nato era ancora una delle più belle città del mondo», dice il mio amico maggiore d’età (e non solo) Carlo Knight, che, dopo aver molto viaggiato e molto visto, a Napoli è tornato a vivere sempre più soffrendone un degrado tanto doloroso quanto probabilmente irreversibile: il degrado del centro storico, seppur rimasto stupendo in molte sue parti perché retaggio d’una delle grandi capitali europee (la Napoli di Vanvitelli, Solimena e Cimarosa, di Ercolano e di Pompei che incantava i viaggiatori del Grand Tour) e il degrado delle periferie, frutto d’una sfrontata intesa criminosa tra speculazione edilizia camorristica, politica corrotta e architetti servili, presuntuosi e ignoranti. Esempio preclaro sono le Vele di Scampìa, nate come ennesima ideologica e demagogica «Cité radieuse» e per ciò stesso, cioè per la stupidità demagogica dell’assunto di partenza,
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