Il gioco dell’Oca a Palazzo delle Esposizioni
Ricostruita la mostra «à trois» che inaugurò la storica galleria romana: la realizzarono Luisa Laureati Briganti, Gian Enzo Sperone e Luciano Pistoi

Per il ciclo di «Mostre in mostra», dal 29 novembre al 26 febbraio, e per la cura di Daniela Lancioni, Palazzo delle Esposizioni ospita la mostra «Mario Merz, Balla, De Chirico, De Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Roma 1978». L’idea è quella di indagare i fatti d’arte attraverso la lente dell’episodio espositivo, inteso come cristallizzazione, sovente terminale ma talvolta anche germinale, d’un ampio e complesso processo culturale.
La mostra in questione inaugurò il 15 marzo 1978 presso la Galleria dell’Oca, fondata nel 1965 da Luisa Laureati Briganti, e da lei diretta fino alla chiusura nel 2005, e segnò il convergere, su un singolo progetto, delle figure della Laureati, di Gian Enzo Sperone, gallerista di Merz, e di Luciano Pistoi, dello stesso Merz amico sin dagli anni giovanili della comune affiliazione partigiana.
Emblematica quindi di una stagione specifica della promozione artistica, la mostra lo fu pure per un allora innovativo metodo astorico, che combinava nell’allestimento opere di stili e stagioni diversi. Soprattutto nel confronto tra concettualità poverista di Merz e figurazione novecentesca, la mostra rieditata ora a Palazzo delle Esposizioni si configura, nelle parole di Daniela Lancioni, «come una delle espressioni sorgive della liberatoria quanto complessa fluidità che segna il tempo presente».
Accanto a lavori installativi di Merz quali una «Serie di Fibonacci» del 1971, un «Crocodilus» del ’70, un «Vento preistorico dalle montagne gelate» del ’78, figurano quindi, tra l’altro, una «Natura morta» di Morandi del ’46, il dipinto «Morbidezze di primavera» di Balla del ’18, una «Natura morta marina con foglia e banana» di De Pisis del ’32 e una marina di Carrà del ’23.
Nello spirito dell’attuale «mostra in mostra», Palazzo delle Esposizioni prosegue peraltro, con il progetto «Mostre a Roma 1970-1989» la sua politica ricognitiva del paesaggio espositivo capitolino, mediante archiviazione e pubblicazione online, sul sito dell’istituzione, di documenti pertinenti.