Il giardino di Paladino è ermetico ma familiare
Alla Galleria Mazzoli una ventina di dipinti recentissimi di varie dimensioni, tecniche e materie

Il rapporto tra Mimmo Paladino (Paduli, 1948) e la città di Modena è particolarmente intenso e risale alla fine degli anni Settanta durante i quali si intensifica la sua collaborazione con il gallerista Mazzoli, fondatore dell’omonimo spazio.
L’artista campano raggiunge la fama nel 1980 grazie a due mostre a New York, presso le gallerie Marian Goodman e Annina Nosei, e contemporaneamente alla sua partecipazione nella sezione «Aperto ’80» della 39ma Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva, quest’ultimo considerato, con Mazzoli stesso, l’inventore della Transavanguardia.
Noto per le sue opere dense di figure allegoriche e inespressive affiancate da segni quasi primordiali e geometrici, Paladino torna protagonista alla Galleria Mazzoli con la mostra «Il tema dei fiori» sino al 31 gennaio. Una ventina di dipinti recentissimi di varie dimensioni, tecniche e materie, ammiccano al rapporto tra l’uomo e la natura.
Gli elementi floreali dialogano con il suo noto immaginario ma, per dirla con Lorenzo Madaro, autore del saggio in catalogo, la loro forma «è totemica, arcaica, appartiene a un lessico visuale che nella ricerca del maestro è parte integrante di un alfabeto ermetico ma al contempo ormai familiare. A guardarle, queste tele sono singole sezioni di un discorso più ampio e aperto, sono elementi di un grande giardino, che è un tema che appartiene da tempo a Paladino».