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Il ghetto di Venezia

Lidia Panzeri

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«Gli Ebrei, Venezia e l’Europa 1516-2016», a cura di Donatella Calabi,  è l’evento celebrativo della ricorrenza dei cinquecento anni dalla delibera del 29 marzo 1516, con cui il senato veneziano, doge Leonardo Loredan, istituì il ghetto veneziano, il primo in Europa

La mostra si dipana negli appartamenti dogali a Palazzo Ducale dal 19 giugno al 13 novembre. Le porte furono abbattute il 9 luglio del 1797 dai giacobini francesi, ma l’esposizione prosegue fino ai primi decenni del Novecento, a esclusione  delle leggi razziali e dell’Olocausto.

Più di 160 i reperti esposti, quasi tutti provenienti dai Musei Civici veneziani, eccezion fatta per il dipinto «L’ebbrezza di Noè», opera tarda di Giovanni Bellini in prestito dal Musée des Beaux-Arts di Besançon. «Il ritratto del doge Loredan» di Vittore Carpaccio, il «Rabbino di Vitebsk» di Marc Chagall (uno dei due quadri che il sindaco Luigi Brugnaro voleva mettere in vendita) e il ritratto in gesso di Margherita Sarfatti, opera di Wildt, sono tra le testimonianze più importanti. Non mancano oggetti rituali in argento, documenti e manoscritti tra cui, fondamentale, la «Historia dei riti ebraici» di Leone da Modena del 1637.

Speciale l’attenzione è rivolta all’urbanistica, con le mappe degli spazi esterni e le piante delle abitazioni che si sviluppavano anche su otto piani. Il capitolo finale riguarda il carteggio tra Margherita Sarfatti, ebrea, responsabile della politica artistica negli anni Venti-Trenta del fascismo, e Benito Mussolini. L’allestimento è di Studio Azzurro.

Lidia Panzeri, 16 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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Il ghetto di Venezia | Lidia Panzeri

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