Il G20 della cultura sarà permanente

Firmata la «Dichiarazione di Roma» tra i ministri di venti Paesi riuniti al Colosseo e a Palazzo Barberini

I ministri della cultura durante il dibattito sulla Dichiarazione di Roma nel G20 della cultura al Colosseo
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Mai i ministri della cultura delle venti maggiori economie del mondo si erano riuniti finora per pianificare strategie comuni. È dovuto intervenire il dramma di una pandemia, ma anche la volontà del ministro italiano Dario Franceschini di fare del G20, di cui l’Italia detiene per l’edizione del 2021 la presidenza, occasione di una grande assemblea mondiale che metta al centro la cultura come fattore di rinascita e riscatto.

È così che Il 29 luglio all’Arena del Colosseo e il 30 a Palazzo Barberini, ministri competenti dei paesi membri e i vertici delle principali organizzazioni internazionali attive in materia (tra cui Unesco, Ocse, Consiglio d’Europa, l’Unione per il Mediterraneo, l’Icom, l’agenzia delle Nazioni Unite per il contrasto al crimine) hanno chiarito i punti chiavi di un’agenda già stabilita in precedenza, e hanno firmato la «Dichiarazione di Roma dei ministri della cultura G20».

Molti i temi condivisi sotto l’egida del principio espresso da Franceschini: «Il nostro patrimonio culturale è il frutto dell’immaginazione dei nostri antenati: quello dei nostri nipoti dipenderà da cosa sapremo fare noi. Proteggere il patrimonio culturale significa proteggere l’umanità». Per i 20 si è trattato di adeguare modi e mezzi alla nuova realtà di una vita globalizzata dalla tecnologia, dagli spostamenti, ma anche da un virus. Le politiche culturali nazionali porranno così al centro la risposta culturale ai «divari economici, sociali ed ecologici» che la pandemia rischia di accentuare.

Si tratterà poi di «identificare azioni comuni e coordinate per proteggere il patrimonio culturale contro i rischi, compresi i disastri naturali, il degrado ambientale e il cambiamento climatico, la distruzione deliberata e il saccheggio, il traffico illecito di beni culturali». Altri fulcri tematici sono la «transizione digitale» e la «transizione verde».

Propedeutica in tal senso è la questione della formazione. Sul tema è intervenuto, in un incontro internazionale parallelo a Palazzo Barberini, Vincenzo Trione, presidente della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, che ha presentato la proposta di una rete internazionale G20 di istituzioni impegnate nel campo della formazione per la cura e la gestione del bene culturale.

L’idea, sostenuta anche dalla Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali del Mic, prevede una cooperazione permanente tra istituti di alta formazione, università ed enti di ricerca. E permanente infatti, si è deciso al Colosseo e a Palazzo Barberini, di rendere il G20 della cultura: organo di vigilanza sulla salute culturale del pianeta, all’insegna dell’unità e della condivisione dei presupposti ideali.

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