Il deprezzamento delle opere vincolate nell’arbitrario universo della notifica

Alcuni casi dell’antiquariato e del contemporaneo dimostrano quando il vincolo può diventare un’opportunità anziché una devastante decurtazione di valore

Il particolare di uno dei due affreschi riportati su tela di Annibale e Ludovico Carracci, notificati e aggiudicati a un collezionista italiano per 151.200 euro nell’asta da Pandolfini il 28 settembre scorso © Pandolfini
Elena Correggia, Alberto Fiz |

L’orgoglio di possedere opere notificate
Quanto ha pesato negli ultimi tempi la notifica sugli affari delle case d’asta? Nell’ambito dei dipinti antichi e dell’antiquariato sono emerse strategie di azione diverse e qualche positiva novità, come una più frequente presenza di compratori istituzionali rispetto al passato.

È quanto ha fatto negli ultimi anni Pandolfini, che ha organizzato quattro aste, la prima nel 2017, l’ultima nel settembre 2022, interamente dedicate alle opere d’arte vincolate. Già nel 2006 tre dipinti di Tiepolo, notificati in fase di esposizione, furono comunque venduti dalla casa d’aste fiorentina per 5,9 milioni di euro (contro i 5-7 di stima), mentre nel 2016 un dipinto notificato di Antonio Puccinelli, valutato 10-15mila euro, venne aggiudicato per 149.400. Di qui le vendite dedicate che, come afferma l’amministratore delegato Pietro De Bernardi, si propongono di «mostrare al pubblico dei collezionisti italiani, privati e istituzionali, ma anche agli stranieri residenti in Italia, la possibilità di entrare in possesso di opere di grande importanza, attribuzione certa e riconosciute di particolare rilievo per la storia dell’arte italiana».

L’asta dedicata del 2022 ha venduto il 65% dei lotti, dove hanno primeggiato una coppia di affreschi di Annibale e Ludovico Carracci, staccati dai camini del bolognese Palazzo Zambeccari, aggiudicati a 151.200 euro (la stima era 120-180mila) e la coppia di «Scene turche» di Antonio Guardi appartenute alla raccolta del maresciallo Schulenburg, vendute per 126mila (stima 100-150mila). Il dipartimento di dipinti antichi ha presentato altri quattro lotti notificati nel corso dell’anno fra cui il 21 dicembre il «Ritratto di scultore» di Antonio Cifrondi che, anziché veder ridimensionata la stima, è passato da una valutazione di 15-25mila a un’aggiudicazione per 40.300.

Sono invece stati 31 i lotti proposti dalla casa d’aste Cambi che hanno ricevuto la notifica nel 2022, di cui 22 venduti (fra questi molti libri antichi e manoscritti da poche centinaia a qualche migliaio di euro, ma anche un dipinto trecentesco attribuito a Luca di Tommè, a 31.500 euro), sette invenduti e due ancora in fase di trattativa. «La notifica o il timore della notifica condizionano molto il fatturato annuale delle case d’aste italiane, si potrebbe ipotizzare almeno del 10-20%», afferma Matteo Cambi, presidente dell’omonima casa d’aste. Una situazione che pesa nel confronto internazionale: «basta guardare alla vicina Francia dove vengono regolarmente allestite vendite milionarie da case d’aste di secondo livello che sarebbe impossibile fare in Italia». Secondo Cambi in caso di notifica la riduzione del prezzo di aggiudicazione è variabile: «a volte per lotti di interesse nazionale potrebbe essere del 30-40%, mentre per quelli a interesse fortemente internazionale potrebbe raggiungere anche il 70-80%».
Uno dei due affreschi riportati su tela di Annibale e Ludovico Carracci, notificati e aggiudicati a un collezionista italiano per 151.200 euro nell’asta da Pandolfini il 28 settembre scorso © Pandolfini
Da Finarte sono segnalati due esempi significativi nell’ambito degli antichi maestri. «Un caso virtuoso e unico nel suo genere è quello del bozzetto per la perduta pala della Chiesa fiorentina del Carmine, dipinto dal manierista Maso da San Friano», spiega Fabio Massimo Bertolo, business developer di Finarte ed esperto di libri, autografi e stampe. «Ritrovato in una collezione privata e offerto all’incanto a maggio, è stato sottoposto ad avvio di notifica il giorno prima della vendita e poi acquistato in asta per 47.400 euro dalla Galleria degli Uffizi grazie all’intervento dell’associazione Amici degli Uffizi. Pochi giorni prima, il Ritratto del Cardinal Barberini di Simone Cantarini è entrato a far parte delle collezioni permanenti della Galleria Nazionale di Arte antica a Palazzo Barberini, un’altra acquisizione del Mic di cui siamo molto fieri».

Il dipartimento di libri e manoscritti di pregio di Finarte ha visto avviati e conclusi nell’anno 12 procedimenti di notifica fra cui un sonetto autografo di Torquato Tasso (acquisito per 36mila euro dalla Biblioteca Nazionale di Napoli), una preziosa legatura dogale veneziana del Cinquecento (acquisita dalla Biblioteca Marciana di Venezia per 18mila) e un saggio autografo di Ungaretti su Dante (acquisito dalla Biblioteca Nazionale di Roma per 10mila), mentre sono state avviate sparute notifiche per lotti che non sono poi stati acquistati dal Ministero rimanendo nelle mani dei proprietari originari. «Negli ultimi anni l’esperienza, almeno per libri e autografi, evidenzia come il Ministero il più delle volte provveda ad acquisire il bene vincolato, sia prima sia dopo l’asta esercitando la prelazione o, in taluni casi, l’acquisto coattivo se c’era la richiesta di esportazione. Un deciso cambio di tendenza rispetto alla prassi di qualche anno fa», aggiunge Bertolo.

Due le opere notificate per l’antico proposte da Il Ponte, che però è riuscita a procedere alla vendita, pur registrando un’inevitabile contrazione dei partecipanti alla gara e quindi nella performance dei dipinti. Si tratta di un olio su tela di Benedetto Gennari «David e Michol», aggiudicato a 12mila euro (stimato 12-15mila) e «La Madonna allatta il Bambino alla presenza di san Giuseppe, santa Elisabetta e san Giovannino» del genovese Pier Francesco Piola (venduto a 8mila, da una stima di 10-12mila).

Rossella Novarini, direttore generale di Il Ponte, riconosce il fondamentale lavoro di tutela del Ministero verso il patrimonio artistico culturale italiano, ma auspica «un percorso fatto di obiettivi comuni che possano portare a vincolare ciò che effettivamente ha motivo e ragione di esserlo, ovvero capolavori unici e assoluti, e a lavorare insieme affinché una notifica non sia solo una minaccia che incombe ma si traduca in acquisizione concreta delle opere da parte dello Stato per esporle e, di conseguenza, per non danneggiare il mercato stesso».

Il bozzetto con il massacro dei Giustiniani di Scio del pittore settecentesco inglese James Durno è l’unica opera che il dipartimento di dipinti antichi di Wannenes ha visto notificare in corso d’asta nel 2022. La notifica ha comportato la mancata vendita della tela, stimata 8-12mila euro, in quanto gli acquirenti erano stranieri e quindi impossibilitati a partecipare all’incanto. «La notifica al quadro di Durno poggia su motivazioni indiscutibili poiché il dipinto si relaziona in maniera precisa con un importante contesto culturale e un rilevante episodio storico artistico per la città di Genova», dichiara Antonio Gesino, esperto del dipartimento di dipinti antichi di Wannenes. «È però inevitabile chiedersi se, oltre al vincolo, l’opera non meritasse l’acquisizione e l’essere destinata a Palazzo Ducale». 

[Elena Correggia]
La Natura Morta di Giorgio Morandi vincolata e venduta per 1,8 milioni di euro il 16 novembre 2021 da Christie’s © Christie’s
Un deprezzamento minimo del 50%
Nel pazzo, pazzo mondo della notifica il caos regna sovrano e la decisione di concedere o meno alle opere d’arte il passaporto di libera circolazione appare spesso motivato da ragioni futili o quantomeno opinabili. Da Sotheby’s è stata accolta con gioia la decisione di lasciare libera da vincoli una «Natura morta» di Giorgio Morandi che certo non sarebbe passata alla storia se il 23 novembre scorso, durante l’asta milanese, non fosse stata venduta a un collezionista americano per 3,4 milioni di euro, cifra superiore di ben tre volte rispetto alle stime.

Che l’attestato possa modificare radicalmente il destino del bene artistico lo dimostra quanto è avvenuto il 16 novembre 2021 da Christie’s a Milano quando un’altra «Natura morta» di Morandi datata 1941, questa volta davvero al top, si è dovuta accontentare di un’aggiudicazione per nulla entusiasmante di 1,8 milioni di euro in quanto non aveva il consenso di librarsi verso altri confini.

Il vincolo incide pesantemente sui prezzi causando un deprezzamento minimo del 50% che può aumentare sino a rendere l’opera praticamente invendibile: «È bene chiarire che la mancanza del permesso di libera circolazione e la notifica sono equivalenti, con il primo provvedimento che fa scattare automaticamente il secondo», afferma Giuseppe Calabi, avvocato ed esperto di diritto dell’arte, nonché coordinatore del Gruppo Apollo, associazione con oltre 20 operatori che ha lo scopo di dialogare con il Ministero dei Beni Culturali per tutto ciò che concerne la fiscalità e la circolazione delle opere d’arte.

Sono tanti i dipinti sedotti e abbandonati una volta che lo Stato ci mette lo zampino: «Qualche anno fa c’era stata un’improvvisa mobilitazione internazionale per un raro dipinto di Alberto Magnelli della serie “Explosion lyrique” con ben 11 pretendenti. Ma quando è arrivata la proposta di notifica è calato il gelo e gli acquirenti si sono ridotti a uno solo. Attualmente, per non danneggiare i nostri clienti, nei casi dubbi si preferisce gestire le opere in ambito nazionale, magari privatamente, evitando di chiedere il permesso di libera circolazione», spiega Mariolina Bassetti, presidente di Christie’s Italia e responsabile del settore di arte moderna e contemporanea. Al di là di una norma antistorica con riflessi negativi non solo sul mercato, ma anche sulla divulgazione dell’arte italiana, quel che più preoccupa gli operatori è la totale discrezionalità e la mancanza di tempi certi.
La Natura Morta di Giorgio Morandi in libera circolazione venduta il 23 novembre 2022 per 3,4 milioni di euro da Sotheby’s © Sotheby’s
In teoria, il permesso di libera circolazione dovrebbe arrivare entro 40 giorni ma questo termine può dilatarsi per molti mesi. «Siamo ancora in attesa dell’attestato per un’opera di Morandi venduta ad aprile», dichiara Claudia Dwek, presidente di Contemporary Art Europe Sotheby’s. Sebbene nel 2017 ci sia stato un allargamento delle maglie spostando i termini del vincolo da 50 a 70 anni, la situazione appare ancora assai confusa in quanto lo Stato può applicare la norma precedente ogni volta che si trova di fronte a opere di eccezionale interesse storico, espressione ambigua quanto discrezionale.

E il 13 aprile da Sotheby’s a Milano è stato notificato «Milano», un monocromo di Mario Schifano realizzato nel 1962 che avrebbe dovuto essere acquistato da un collezionista americano per un milione di euro. Sebbene importanti, le opere di questa tipologia non sono certo una rarità e nel 2020, in una personale organizzata da Giò Marconi a Milano ne comparivano almeno una trentina. Al contrario, aveva solo 33 anni ma era davvero unica la monumentale «Mappa» (1989) di Alighiero Boetti di quasi sei metri proveniente dalla collezione Carraro che il 16 novembre Sotheby’s ha venduto a New York per 8,8 milioni di dollari.

La totale mancanza di logica nelle scelte dello Stato e delle Soprintendenze emerge da molti altri episodi, come la decisione piuttosto bizzarra di notificare «Vaso clessidra», uno dei tantissimi esemplari in ceramica realizzati da Fausto Melotti che il 23 novembre da Sotheby’s ha cambiato proprietario per 24mila euro. È raro ma non impossibile che venga messa la museruola a interi nuclei: nel 2018 la mannaia è caduta sulla non imperdibile collezione della Esso che Pandolfini ha dovuto ritirare dall’asta rinunciando a ben 57 lotti proposti con una stima complessiva inferiore ai 400mila euro. Sarebbe stata un’ottima occasione per acquistarla in blocco, mentre invece non se n’è fatto nulla.

In compenso, nel gennaio 2021, il Ministero ha deciso di spendere un milione di euro per un disegno di Egon Schiele destinato all’esportazione. Certo, un atto di buona volontà, ma quell’opera, priva di una qualunque contestualizzazione, non interessava nemmeno alla Galleria d’Arte Moderna di Roma che ha deciso di non inserirla all’interno del suo percorso espositivo. Senza regole e senza obiettivi la tutela rimane un sogno e chi ci rimette è l’arte italiana da cui gli stranieri si tengono alla larga.

[Alberto Fiz]

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