Il contemporaneo ha fatto sboom? Meno male!
Il segnale che arriva dalle vendite londinesi di Phillips e Sotheby’s, rimaste poco al di sotto delle stime, per alcuni addetti ai lavori è un sintomo di salute del mercato. Record d'asta per Rotella e Burri

Londra. Su uno scenario economico mondiale di mercati azionari in forte oscillazione e un prezzo del petrolio in caduta libera, le prime due aste londinesi della settimana hanno dimostrato che il mercato dell’arte contemporanea ha perso buona parte dello smalto dei tempi migliori.
Nella prima vendita, quella di Phillips del 9 febbraio di arte del XX secolo e contemporanea, il 65% delle opere aggiudicate non hanno raggiunto le stime o hanno oltrepassato di poco la soglia minima. Lo stesso totale di 31,5 milioni di euro diritti compresi è rimasto al di sotto del valore minimo delle stime preasta, 33,2 milioni di euro. La percentuale di venduto per numero di lotti è stata del 79%.
Il ceo di Phillips Ed Dolman si è affrettato a minimizzare questa tendenza al ribasso: «Non pare un crollo, ha puntualizzato, sembra davvero soltanto un mercato più selettivo». Certo, opere di alta qualità e con stime
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