Il Ccr «La Venaria Reale» senza Trucco ma più potente in conservazione

Dopo 8 anni Stefano Trucco lascia la presidenza del Centro che ha reso più internazionale e ha fatto diventare anche scuola, archivio, back office quasi raddoppiando il bilancio

Restauratori a lavoro nei laboratori Ccr. Foto Silvano Pupella © Ccr
Alessandro Martini |  | Venaria (To)

«Sono arrivato al Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” (Ccr) nel 2015, erede di Carlo Callieri, primo presidente, e di Luigi Quaranta, da cui ho preso il testimone, spiega Stefano Trucco che in maggio, dopo due mandati, lascia la presidenza del Ccr. Era un momento di crisi anche economica, abbiamo cercato interlocutori nuovi, collaborazioni e sponsorizzazioni. La crescita del bilancio è la conseguenza di una precisa strategia di accreditamento del Centro presso le istituzioni e di rinnovamento del rapporto con i soci storici della fondazione, a partire dal MiC che, tramite il Segretariato regionale, è tornato a concedere contributi ordinari pure per la manutenzione programmata della sede. Ma abbiamo stretto rapporti anche con grandi sostenitori privati come Intesa Sanpaolo. Credo che sia questo ciò che deve fare un presidente. Da allora non siamo soltanto centro di restauro perché ci siamo trasformati sempre di più in scuola, centro di formazione, qualificazione e aggiornamento professionale».

Il salto è stato compiuto durante il mandato del presidente Stefano Trucco (nato a Venezia nel 1953, cresciuto a Savona e laureato in Architettura a Torino, dove si è dedicato principalmente al restauro e alla progettazione di opere pubbliche), affiancato dai segretari generali Elisa Rosso (dal 2015 al 2020) e Sara Abram, attualmente in carica.

Fondato nel 2005 nel complesso della Reggia di Venaria (Patrimonio Unesco dal 1997), negli ultimi otto anni il Ccr (fondazione di diritto privato di cui sono soci MiC, Regione Piemonte, Città di Torino e Città metropolitana, Città di Venaria, Università di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt) è cambiato profondamente e ha quasi raddoppiato il proprio bilancio dai 2,9 milioni di euro del 2015 agli oltre 5 milioni del 2022. Ha avviato collaborazioni in diversi Paesi, dagli Stati Uniti al Brasile, dalla Cina alla Macedonia del Nord, fino all’Egitto e Israele, portando le sue competenze all’estero e chiamando nelle sue aule e nei suoi laboratori studenti e specialisti internazionali, come Federica Pozzi, proveniente dal Metropolitan Museum di New York e dal 2021 direttrice dei Laboratori scientifici. Ha aperto al digitale, strutturato i propri archivi edesteso le specializzazioni all’arte contemporanea, alla carta, alla fotografia e al cinema ampliando gli spazi.
La fase di rimozione delle tappezzerie durante il restauro di Palazzo Chiablese. Foto Silvano Pupella © Ccr
Trucco ha sottoscritto con il Ministero della Cultura la costituzione di un Back Office Cultura a livello nazionale: «Secondo il protocollo d’intesa con MiC, Compagnia di San Paolo, Regione Piemonte e Fondazione Crt, spiega, ci metteremo a disposizione dei soggetti che intendano attuare progetti di conservazione e valorizzazione, in particolare gli enti a cui sono stati riconosciuti finanziamenti pubblici (ad esempio proprio il Pnrr) e che necessitano di supporto tecnico, organizzativo e gestionale per poter rispondere nei tempi stabiliti a tutti gli adempimenti necessari per l’utilizzo dei fondi e l’attuazione degli interventi».

L’accordo riconosce le competenze acquisite in tempi recenti proprio sul tema della conservazione e gestione: «Il tema conservazione è ampio, non solo il restauro». Anche grazie al rapporto con l’Università «oggi il Ccr, sottolinea Trucco, è una sorta di campus in cui restauratori, studenti e docenti da ogni parte d’Italia e del mondo vivono e condividono esperienze comuni. Al nostro interno ha sede il Corso di Laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Torino in convenzione con il Ccr, abilitante alla professione di restauratore, riservato a non più di 25 studenti all’anno, con lezioni teoriche e pratiche. Per noi importantissima è la Scuola di Alta formazione e studio, una vera e propria agenzia formativa per la specializzazione e la formazione continua, anche online per corsi a distanza internazionali. La dirige Michela Cardinali, che guida anche i Laboratori di restauro, ruolo fino al 2012 assolto da Pinin Brambilla, la celebre restauratrice del Cenacolo di Leonardo alla quale l’Università di Torino ha conferito nel 2019 la laurea honoris causa, ricordando anche il suo impegno presso il Ccr, che ora conserva il suo prezioso archivio».

Sempre sul fronte delle attività internazionali, lo Young Professional Forum nato nel 2020, spiega ancora Trucco, «organizza ogni anno attività di formazione su temi specifici e professionalizzanti, in collaborazione con Icom, Iccrom, Iic e tutte le maggiori organizzazioni internazionali nel campo del restauro. La nostra piattaforma online coinvolge oggi 500 giovani professionisti da 65 Paesi. Per la prima volta in presenza si concluderà a fine giugno. Tema: la Conservazione preventiva, anche in situazioni di crisi». Trucco ha voluto il Visitor Center «per dare valore alla conservazione tra i non addetti ai lavori».
Stefano Trucco e Sara Abram al Ccr. Foto Silvano Pupella © Ccr
Intanto è cresciuto il patrimonio archivistico e librario a disposizione anche degli studiosi esterni: «Dopo il fondo fotografico della Galleria Martano (fondata nel 1965 a Torino da Liliana Dematteis e Giuliano Martano), nel 2017 è arrivato prima un fondo straordinario come quello di Pinin Brambilla, grazie a un mecenate, Giuseppe Rabolini che, tramite la sua Fondazione Ramo, ha comprato l’archivio, ce l’ha donato e ha finanziato il suo ordinamento, condizionamento e gestione». È stata poi la volta dei fondi librari di storiche dell’arte e funzionarie come Rosanna Maggio Serra (circa 1.300 volumi arrivati nel 2017), Luisa Vertova (3.100 volumi nel 2018) e, nel 2022, Andreina Griseri, Liliana Mercando e Maria Grazia Cerri.

Il restauro rimane al centro della missione del Ccr: «Ho cercato di far conoscere il Centro e di metterlo in relazione con le più importanti istituzioni nazionali, l’Opificio delle Pietre Dure, l’Istituto Superiore per il restauro e le Soprintendenze, per avviare collaborazioni. Così è stato. Oggi siamo in grado di restaurare opere che coprono uno spettro di migliaia di anni di storia, dai sarcofagi egizi all’Arte povera e alla bicicletta di Francesco Moser, dai materiali lapidei alla plastica. Quando è stato avviato il progetto di studio e conservazione delle mummie provenienti dal Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino, nonostante qualche iniziale perplessità, per la prima volta i laboratori del Ccr si sono cimentati su temi etici e molto sensibili tra i restauratori, come il trattamento dei reperti umani, un campo nuovo per noi: una mummia è stata indagata nel Jmedical, il centro medico della Juventus». Il Centro è anche tra i vincitori del Bando Accessibilità del Pnrr (Missione 1-Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, Componente 3-Cultura 4.0, Ndr) che permetterà di rendere disponibili, sia in forma fisica sia digitale, l’Archivio Restauri e l’Archivio Brambilla.

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