Il capitolo breve dell’avanguardia in Georgia
Il festival biennale Europalia ospita il Paese caucasico e celebra l’Art Nouveau

Torna Europalia, il festival culturale internazionale e multidisciplinare, fondato nel 1969, che si svolge tra diverse città belghe ogni due anni. A ogni edizione viene scelto un Paese ospite (non solo europeo), di cui vengono valorizzati la storia, la cultura e il patrimonio artistico. Per la nuova rassegna, dal 4 ottobre al 14 gennaio 2024, è stata scelta la Georgia.
La mostra inaugurale è organizzata al Bozar-Palais des Beaux-Arts: «L’avanguardia in Georgia (1900-1936)», che, in più di 200 opere, racconta un capitolo della storia dell’arte delle avanguardie europee caduto nell’oblio. Un capitolo breve, che ruota intorno all’effimera indipendenza della Georgia dall’impero russo, dopo la Rivoluzione di ottobre, nel 1918, e prima dell’invasione sovietica del 1921.
Malgrado le vicissitudini storiche, negli anni Dieci e Venti nelle taverne di Tbilisi, la capitale, e di Kutaïssi, la grande città dell’Imerezia, si era affermata una corrente artistica vivace, in cui coabitavano Dadaismo, Neosimbolismo, Futurismo, Cubismo ed Espressionismo. La maggior parte delle opere esposte a Bruxelles arrivano dalla Georgia, e in particolare dal Museo Nazionale Georgiano di Tbilisi. Sono di Grigol Robakidze, uno dei principali esponenti del Simbolismo georgiano, di Gigo Gabashvili e Alexander Salzmann, a cui si devono le prime ricerche avanguardiste in Georgia, Shalva Kikodze, o ancora i fratelli Kirill e Ilia Zdanevitch, che dai viaggi tra Parigi e Monaco di Baviera importarono in Georgia il Futurismo.
Sono allestite anche opere di Niko Pirosmani, David Kakabadze e di artisti russi come Sergeï Soudeïkine e Igor Terentiev, che arrivarono a Tbilisi per fuggire la guerra civile. Con l’annessione della Georgia all’Urss, nel 1922, il regime impose agli artisti di aderire ai canoni del Realismo socialista. Alcuni, come Petre Otskheli, Irakli Gamrekeli e Elene Akhvlediani, preferirono lavorare nel teatro realizzando scenografie. L’effervescente parentesi artistica si chiuse nel 1936 con le Grandi purghe ordinate da Stalin.
Nel programma di Europalia, da notare anche, al Musée d’Histoire et d’art di Bruxelles, la mostra «Georgia: una storia di incontri» (27 ottobre-18 febbraio 2024), con opere in arrivo dal Museo archeologico di Batumi e dal Museo archeologico di Dmanisi. A Bruxelles, il 2023 è anche l’anno dell’Art Nouveau, che ricorda il 130mo anniversario della nascita dello stile architettonico (detto Liberty in Italia), e Bozar ospita una rassegna dedicata al suo capofila: «Victor Horta e la grammatica dell’Art Nouveau» (17 ottobre-14 gennaio 2024).
L’atto di nascita del movimento è infatti associato alla progettazione, nel 1893, da parte di Horta, dell’Hôtel Tessel, costruito in rue Paul Émile Janson. È opera di Horta lo stesso Palais des Beaux-Arts, sede del museo. La mostra riunisce fotografie e progetti provenienti dalle collezioni del Musée Horta, a Bruxelles, che fu la casa-studio dell’architetto (1861-1947).
Si ripercorrono i canoni estetici delle sue principali realizzazioni, i mosaici, i tipici bow-window a vetrate dipinte, le forme curvilinee e i motivi vegetali, l’uso del metallo, che costituirono la base dell’Art Nouveau. Tra i progetti centrali, l’Hôtel Solvay, costruito tra il 1898 ed il 1900, con la famosa scala dalla balaustra in metallo dorato, e la sala di concerto della Maison du peuple (1895), a Bruxelles, un edificio costruito per il partito operaio belga, poi demolito nel 1964.