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Il bronzo torna pioppo

Melania Lunazzi

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Ancora pochi ritocchi e il restauro del crocifisso ligneo proveniente dalla chiesa di Santa Maria dei Servi di Padova attribuito a Donatello e ricoverato presso i laboratori della Soprintendenza di Udine da diversi mesi, sarà concluso. Lo straordinario manufatto, assegnato al catalogo dell’artista fiorentino dalla maggior parte degli studiosi (Sgarbi è all’opposizione) in seguito alla lettura di una glossa individuata a margine di un’edizione delle Vite del Vasari del 1550 custodita alla Beinecke Library della Yale University, verrà esposto al pubblico di Padova, presso il Museo Diocesano, in una mostra dal titolo «Donatello svelato» (27 marzo-26 luglio), in un confronto serrato con altri due crocifissi donatelliani, quello fiorentino, giovanile, realizzato per la chiesa di Santa Croce e quello padovano della Basilica di Sant’Antonio. L’operazione di restauro, finanziata interamente con fondi del Ministero, 80mila euro, è stata eseguita con il coordinamento della Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso sotto la direzione di Elisabetta Francescutti dai restauratori Angelo Pizzolongo e Catia Michielan, afferenti rispettivamente alla Soprintendenza veneta e friulana. Altri elementi diagnostici e di valutazione sono stati forniti dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dove è in corso di restauro la Maddalena lignea di Donatello di utile confronto stilistico, e dal laboratorio torinese di fisica della Fondazione Centro Conservazione e restauro La Venaria Reale che ha fornito al progetto una Tac dell’opera con scansione continua di 150 ore. Accanto all’accurata raccolta di dati della campagna diagnostica, che ha previsto lo smontaggio, la realizzazione di una radiografia integrale con scansione in 3D, la campagna fotografica, indagini chimico-stratigrafiche, tasselli di pulitura e consolidamenti localizzati, il restauro ha liberato il Cristo alto 1,87 dalla ridipintura a finto bronzo eseguita in anni posteriori, lasciando vedere ora una scultura in legno di pioppo di elevatissima qualità, realizzata sia per via di porre (alcune parti sono realizzate con un impasto di gesso e colla) sia per via di levare con tecnica a intaglio. Al termine della mostra l’opera verrà ricollocata nella cappella «in cornu evangelii» da cui proviene e in cui venne sistemata dopo i fatti miracolosi del febbraio 1512 (sanguinamenti da volto e costato), che portarono al cambio di collocazione e al progressivo oblio del nome donatelliano.

Melania Lunazzi, 12 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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