I tardogotici, più vicini alla realtà
La mostra alla Gemäldegalerie comprende soggetti spesso poco noti alle nostre latitudini

La Gemäldegalerie riapre alla grande proponendo fino al 5 settembre la mostra «Tardogotico. L’alba dei tempi moderni». Per renderla possibile ha attinto al ricchissimo patrimonio di opere d’arte delle collezioni dei Musei Statali di Berlino, affiancandole a prestiti dalla National Gallery di Londra, dal Rijksmuseum di Amsterdam e dal Germanisches Nationalmuseum di Norimberga: circa 130 pezzi afferenti a pittura, arte dell’incisione e della stampa, scultura, oreficeria e artigianato fiorite soprattutto in Germania a partire dal 1430, grazie all’influenza della vicina scuola olandese-fiamminga.
All’arte sacra si affianca, crescendo d’importanza negli anni, quella profana e con essa l’attenzione alla biografia di artisti e maestri del nuovo modo di interpretare soggetti, luci, colori e spazio, sempre più vicini alla realtà.
Ad aver più di tutto favorito questo sviluppo delle arti tutte in Europa è stata l’invenzione della stampa a caratteri mobili e dunque la possibilità di riprodurre immagini e motivi da diffondere, copiare e rivisitare, oltre che fortuna dell’opera di divulgazione dei libri e dell’arte tipografica: la Bibbia di Gutenberg (1454) è l’anno zero dell’arte tardogotica, per estensione moderna.
La mostra, a cura di Julien Chapuis, Stephan Kemperdick, Lothar Lambacher e Michael Roth, sotto la direzione di Michael Eissenhauer, è una miniera di suggestioni e soggetti spesso poco noti alle nostre latitudini che pure molto influenzarono le arti nel Sud dell’Europa.

