I tardogotici, più vicini alla realtà

La mostra alla Gemäldegalerie comprende soggetti spesso poco noti alle nostre latitudini

«La Madonna sulla panca davanti al prato con una famiglia di donatori», di un maestro di Colonia, ca. 1460 (particolare). © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Christoph Schmidt
Francesca Petretto |  | Berlino

La Gemäldegalerie riapre alla grande proponendo fino al 5 settembre la mostra «Tardogotico. L’alba dei tempi moderni». Per renderla possibile ha attinto al ricchissimo patrimonio di opere d’arte delle collezioni dei Musei Statali di Berlino, affiancandole a prestiti dalla National Gallery di Londra, dal Rijksmuseum di Amsterdam e dal Germanisches Nationalmuseum di Norimberga: circa 130 pezzi afferenti a pittura, arte dell’incisione e della stampa, scultura, oreficeria e artigianato fiorite soprattutto in Germania a partire dal 1430, grazie all’influenza della vicina scuola olandese-fiamminga.

All’arte sacra si affianca, crescendo d’importanza negli anni, quella profana e con essa l’attenzione alla biografia di artisti e maestri del nuovo modo di interpretare soggetti, luci, colori e spazio, sempre più vicini alla realtà.

Ad aver più di tutto favorito questo sviluppo delle arti tutte in Europa è stata l’invenzione della stampa a caratteri mobili e dunque la possibilità di riprodurre immagini e motivi da diffondere, copiare e rivisitare, oltre che fortuna dell’opera di divulgazione dei libri e dell’arte tipografica: la Bibbia di Gutenberg (1454) è l’anno zero dell’arte tardogotica, per estensione moderna.

La mostra, a cura di Julien Chapuis, Stephan Kemperdick, Lothar Lambacher e Michael Roth, sotto la direzione di Michael Eissenhauer, è una miniera di suggestioni e soggetti spesso poco noti alle nostre latitudini che pure molto influenzarono le arti nel Sud dell’Europa.

© Riproduzione riservata «La Regina di Saba davanti a Re Salomone», di Konrad Witz, Basilea, 1435–40 ca. © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Jörg P. Anders «Incantesimo d’amore» (1470 ca) di un maestro della scuola di Colonia (particolare). © Museum der bildenden Künste, Leipzig / Michael Ehritt
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