I subprime dell’arte contemporanea
«Il Borghese incoraggia le belle arti (...). La sua intima aspirazione è mettere il Bello a terra, al di sotto della peggiore immondizia, e in queste basse opere nessuno puo' superare i porci artisti» (Léon Bloy)
Nuovo programma di manifestazioni d’arte contemporanea al Castello di Versailles; acquisto da parte di un’impresa della Moda del Museo delle arti e tradizioni popolari fondato da un uomo di genio, Georges-Henry Rivière; chiusura apparentemente definitiva delle ammirevoli collezioni dei musei scientifici di Parigi, Museo Orfila, Musée de l’Assistance Publique, Museo Dupuytren, museo del Val de Grâce... Ovunque il sapere regredisce, e trionfa il gusto della futilità.
Lo sfacelo dell’Educazione nazionale si accompagna in Francia a una disfatta della cultura. Quali opere meritano la qualifica di «cliché» più di quelle dette «d’avanguardia»? Il principio che le fonda non è forse quello di ripetere sempre e ovunque lo stesso, identico motivo, lo stesso gesto, lo stesso tono, lo stesso graffito, dal cane di Jeff Koons all’uccello fatto a maglia di Annette Messager, dall’animale
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