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I selfie della Emin

Francesca Romana Morelli

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Dal 2003, quando ha aperto la galleria nella capitale romana, Lorcan O’Neill ha proposto diverse personali di Tracey Emin. Ora invita l’artista londinese a confrontasi, dal 9 maggio al 31 luglio, con gli spazi ampi ed essenziali della sua nuova sede di Palazzo Santacroce.

Se il lavoro della Emin (1963) scaturisce da un intreccio tra arte e vita, sotteso da un immaginario e da una poesia in grado di rendere la sua vita intima, i suoi comportamenti trasgressivi e arroganti, le sue debolezze, il titolo della mostra «Waiting to love», sembra legarsi a una dichiarazione della Emin alla soglia dei cinquant’anni: «Mi trovo nella seconda fase della mia vita, ormai. Sono molto più interessata all’amore. E quello non ti arriva con una bella scopata».

Esporrà un nucleo di lavori realizzati per quest’occasione, da dipinti e gouache a ricami, da neon a bassorilievi e altorilievi in bronzo. Spicca una serie di piccoli «Selfie» (2014) in cui la Emin si raffigura, con segno nervoso e incisivo, in nudi frontali atteggiati in una posa narcisista. In un altorilievo in bronzo patinato bianco, «Crucifixion» (2014), il corpo affiora dalla superficie con moto dinamico, come se tentasse di rompere il diaframma del piano.

Francesca Romana Morelli, 05 maggio 2015 | © Riproduzione riservata

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