I nudi di Tarin, tra voyeurismo e affettività

Nella galleria milanese Lampo, ospitata nel polo di Scalo Farini, «Interno 11», personale della fotografa riminese organizzata con lo spazio torinese Dr Fake Cabinet

Una delle foto di Tarin in mostra
Valeria Tassinari |  | Milano

«Interno 11», personale che restituisce una sintesi della ricerca di Tarin, affermata fotografa riminese con base a Milano, è un invito a entrare nell’intimità dell’eros, muovendosi tra voyeurismo e affettività, mistero profondo del desiderio e famigliarità del quotidiano. Una visione femminile sul femminile, per dimostrare che, come dichiara l’autrice, per le donne forti e consapevoli l’erotismo è appartenenza, è legato alla libertà, nasce dalla consapevolezza che la sensualità è una forma di potere.

Per questo il suo racconto, frammentato in fotogrammi indipendenti ma legato a una sottile e raffinata strategia narrativa, ha l’obiettivo esplicito di spostare l’identificazione del corpo da oggetto a soggetto, e il suo lavoro nasce dalla ricerca di una relazione di intesa profonda con le donne scelte come modelle, con le quali deve prima di tutto nascere una complicità.

Si tratta certamente di corpi belli, ma desiderabili al di là degli stereotipi, nudi la cui naturalezza viene esaltata dall’apparente spontaneità delle pose e delle situazioni, in realtà costruite secondo una regia attenta alla composizione e alla messa in scena, per generare un certo spaesamento temporale di fronte all’intimità svelata e gli interni borghesi, nei quali lo sguardo è invitato a inoltrarsi.

Sulla costruzione della visione, che fin dagli studi di Tarin all’Accademia di Belle Arti di Bologna è stata guidata dall’interesse per il cinema e per la storia dell’arte, verte anche una serie di stampe ai sali d’argento in cornici d’epoca, pezzi unici che rafforzano l’idea di suggerire slittamenti nel tempo, ora più estetizzanti, ora più ironici.

Il progetto espositivo, a cura di Nicolas Ballario, è proposto dallo spazio torinese Dr Fake Cabinet e dalla Galleria Lampo, nuova sede espositiva fondata da Fabio Lucarelli che proprio con questa mostra inaugura all’interno del polo di Scalo Farini, uno dei centri di attivazione culturale emergenti per la scena più sperimentale a Milano.

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