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I modi di Scarpa e Siza

Lidia Panzeri

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«Scandalosa» mostra alla Fondazione Querini Stampalia, nella quale gli architetti Carlo Scarpa e Alvaro Siza progettano il corpo umano nei suoi aspetti più intimi, quelli dei rapporti sessuali. Con più discrezione Scarpa, che si concentra sulla figura femminile; decisamente più determinato Siza, che si nobilita con il riferimento a un precedente illustre: i disegni erotici di Giulio Romano.

«“I Modi” di Giulio Romano e i modi di Carlo Scarpa e Alvaro Siza» è infatti la mostra in corso fino al 15 maggio, a cura di Francesco Dal Co, che nel saggio sulla rivista «Casabella» di cui è direttore, stabilisce raffronti tra le parti del corpo umano ed elementi di architettura, come faceva del resto già Vitruvio nel De Architettura.

I soggetti erotici, disseminati nei cicli pittorici di Giulio Romano, compreso quello di Palazzo Te a Mantova (1499-1546), furono incisi da Marcantonio Rimondi, in tutto 16 riproduzioni, denominate «Modi». Un soggetto diventato virale nei pittori dell’epoca come i Carracci e ripreso nell’illustrazione di poesie licenziose come i sonetti di Pietro Aretino nella voluttuosa Venezia della seconda metà del Cinquecento.

Di qui le contaminazioni: il libro dei sonetti dell’Aretino, con le incisioni riprese da Giulio Romano, che Siza annota con disegni dai tratti decisi e contenuti più che espliciti, inseriti comunque in una solida costruzione spaziale, che lo rivela, innanzi tutto, come architetto.

Lidia Panzeri, 11 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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