Gentile dottoressa Scavezzon, non avrei immaginato che le mie poche righe destassero reazioni e sentimenti così estremi, e me ne rammarico. Mi sembra di capire che lei contesti soprattutto questo passo: «Se qualcuno me lo domandasse, dovrei rispondere che nell’elenco [dei restauratori accreditati] ci stanno anche inevitabilmente persone che non lo meritano; ma non mi sembra rilevante, l’importante era portare a compimento un percorso pluridecennale, e poi è difficile che da situazioni lasciate incancrenire troppo a lungo nascano risultati ineccepibili».
Io di mestiere faccio, più o meno, lo storico e le mie sono valutazioni (che è del tutto legittimo contestare, anche aspramente), non nascono a caso: soltanto, da una prospettiva diversa dalla sua. Se la condizione per avere, finalmente, l’elenco dei restauratori accreditati atteso da decenni era ammettere, sia pure obtorto collo, che nell’elenco potessero intrufolarsi anche «persone che non lo meritano, secondo me il gioco valeva la candela.
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