I gioielli Horten da Christie’s superano i 200 milioni di dollari
L’asta è stata portata a termine, nonostante che l’American Jewish Committee ne avesse chiesto l’annullamento

È da tempo che il patrimonio di Heidi Horten viene immesso sul mercato pezzo dopo pezzo: case di città e di campagna in varie parti del mondo, uno yacht da 97 metri, un jet privato. Del 2008 è la vendita forse più clamorosa: il celebre Blauer Wittelsbacher da 35 carati, ricevuto in dono dal marito Helmut Horten per le nozze nel 1966, un diamante appartenuto al tesoro della corona bavarese e venduto per 23 milioni di dollari. Vendite favolose, presumibilmente collegabili alla divorante passione di Heidi Horten per l’arte, realizzata a partire dagli anni ’90 attraverso copiosi acquisti di capolavori di primo piano di arte moderna e contemporanea.
Si è dovuta attendere tuttavia la mostra della sua collezione nel 2018 al Leopold Museum e quindi la creazione nel 2022 del suo museo privato «Heidi Horten Collection» nel cuore di Vienna, affinché i media e l’opinione pubblica si interrogassero concretamente sugli stratosferici movimenti di capitali attorno a capolavori, gioielli e immobili. Nel 1987 Heidi Horten aveva ereditato dal marito un miliardo di dollari e verso la fine della propria vita nel 2022 disponeva di quasi 3 miliardi di dollari; dunque, aveva saputo farli fruttare assai accortamente. Ma quel primo miliardo da dove proveniva?
A dare l’allarme sull’origine di quel patrimonio era stato alla fine del 1987 il settimanale tedesco «Der Spiegel», con pesanti accuse all’indirizzo di Helmut Horten: «Anche del gruppo imprenditoriale Horten fecero le spese molti ebrei», aveva scritto in un lungo articolo sulle arianizzazioni durante il nazismo. La stessa accusa è stata sostanzialmente mossa in questi giorni da diverse organizzazioni ebraiche, da «The New York Times» e ancora da «Der Spiegel», a margine delle aste che Christie’s Ginevra ha organizzato fra il 3 e il 15 maggio col titolo «Il mondo di Heidi Horten», mettendo in vendita 700 preziosi di Heidi, valutati 150 milioni di dollari.
«Una delle maggiori sfide nella questione dell’Olocausto è ottenere giustizia. Ed è ancora più difficile quando imprenditori senza scrupoli si avvantaggiarono delle leggi sull’arianizzazione e sul disperato bisogno degli ebrei che fuggivano dal nazismo, per ammassare fortune: è il caso di Helmut Horten, la cui ricchezza fu ottenuta in questo modo», ha scritto il 5 maggio l’American Jewish Committee, chiedendo invano di fermare l’asta.
Assieme, le vendite live del 10 e 12 maggio e quella online fra il 3 e il 15, hanno totalizzato oltre 200 milioni di dollari, superando così abbondantemente le stime e lasciandosi alle spalle anche i 116 milioni di dollari dell’asta dei gioielli di Elizabeth Taylor che Christie’s New York batté nel 2011.
Fra i pezzi forti di queste vendite di maggio, che spaziano da Bulgari a Cartier, da Tiffany a Harry Winston e Van Cleef & Arpels, si notano un anello di diamanti da 47.58 carati, che ha raggiunto i 2,7 milioni di dollari (stime 2-3,1 milioni); una collana di Bulgari con zaffiri, perle coltivate, smeraldi e diamanti, venduta per 1.454.503 dollari (stime 290-500mila); una collana di diamanti e zaffiri ovali che ha spuntato 2.210.000 dollari (stime 1-1,6 milioni), mentre il pendente di Harry Winston «Briolette of India» con un diamante da 90.36 carati, ha deluso le aspettative, realizzando 7 milioni dollari a fronte di una stima di 10-15,6.
Per desiderio di Heidi Horten, dichiara Christie’s, tutto il ricavato dalle aste «andrà a beneficio della Heidi Horten Foundation fondata nel 2021 per sostenere sia la Heidi Horten Collection sia la ricerca medica e altre attività filantropiche». A novembre avrà luogo una seconda puntata online, sempre da Christie’s.