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Una veduta seicentesca della Reggia di Venaria con i giardini

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Una veduta seicentesca della Reggia di Venaria con i giardini

I giardinieri parigini a Torino nel Settecento

Attraverso l’analisi fine e sistematica di documenti d’archivio, memorie e disegni, Paolo Cornaglia ricostruisce gli scambi tra la corte sabauda e il milieu dei progettisti parigini tra il 1650 fino al 1773

Chiara Santini

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I principi di composizione dei giardini francesi, elaborati da André Le Nôtre nella seconda metà del Seicento, costituiscono per più di un secolo un modello di riferimento per l’arte dei giardini europei. Se l’influenza esercitata dal «dessinateur des jardins» di Luigi XIV è evocata dalla letteratura sui giardini fin dall’inizio del XVIII secolo, soltanto in tempi molto recenti la ricerca ha cominciato a interessarsi alla sua eredità secondo un approccio dialettico e scale geografiche che oltrepassano i limiti del singolo caso di studio per allargarsi alle reti multiformi delle relazioni diplomatiche e culturali, della formazione di artisti e tecnici, della circolazione dei saperi.

Il bel volume di Paolo Cornaglia, dedicato alla stagione dei giardini e dei giardinieri francesi in Piemonte, è un contributo particolarmente rilevante nell’ambito di questo filone di ricerca. Attraverso l’analisi fine e sistematica di documenti d’archivio, memorie e disegni, l’autore ricostruisce gli scambi tra la corte sabauda e il milieu dei giardinieri e dei progettisti parigini tra il 1650 (quando il primo giardiniere francese di cui si abbia notizia, Jacques Gelin, viene assunto nel Palazzo Reale di Torino) fino al 1773, anno del decesso di Michel Benard, ultimo direttore francese dei reali giardini.

In questi 150 anni, ai cantieri di costruzione o di trasformazione dei giardini del Palazzo Reale di Torino, del Castello di Racconigi, di Venaria Reale, di Stupinigi o ancora di Agliè, si intrecciano le vicende professionali e umane non solo di figure di primo piano, come André Le Nôtre, Robert de Cotte e i loro collaboratori, ma anche di disegnatori meno conosciuti, come Michele Andrea Benard, o di vere e proprie dinastie di giardinieri, come quelle dei Duparc o dei Bellier. Il testo si avvale di un apparato iconografico che permette non solo di approfondire la comprensione della ricezione del modello, ma anche il processo di elaborazione e realizzazione dei progetti in sede francese.

Il Giardino francese alla corte di Torino (1650-1773). Da André Le Nôtre a Michel Benard,
di Paolo Cornaglia, 236 pp., 40 tavv. col., Olschki, Firenze 2021, € 33
 

Una veduta seicentesca della Reggia di Venaria con i giardini

Chiara Santini, 11 ottobre 2021 | © Riproduzione riservata

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