I fiori amati dall’ingegner Grasset

La vendita di dipinti antichi allestita da Sotheby’s, a Londra, il 7 dicembre, vedrà protagoniste una serie di nature morte del Seicento dalla collezione di Juan Manuel Grasset. Stessa provenienza per una preziosa veduta di Venezia del Canaletto, stimata 3-5 milioni di sterline

«Natura morta con rose» di Osias Beert il Vecchio © Sotheby’s
Elena Correggia |

Sono alte le aspettative per la tradizionale vendita di dipinti antichi di dicembre in cui quest’anno Sotheby’s mette in campo, a Londra, alcuni pezzi da novanta destinati ad appassionare il pubblico dei connaisseur.

Nel catalogo dell’asta del 7, accanto alla preziosa tela di Tiziano, «Venere e Adone» si fa notare una luminosa veduta veneziana del Canal Grande dipinta da Canaletto nel suo periodo d’oro, ovvero gli anni Trenta del XVIII secolo, che celebra i commerci e le attività marittime della Serenissima. Stimata 3-5 milioni di sterline, l’opera venne commissionata da Henry Grey, primo duca di Kent e da allora tutti i suoi passaggi di proprietà sono stati accuratamente documentati, compresi quelli avvenuti attraverso le aste, per solo tre volte, nell’arco di circa tre secoli, fino ad approdare nella collezione Grasset.

Alla medesima, raffinata raccolta, realizzata nell’arco di circa 50 anni da Juan Manuel Grasset (1927-2020), un ingegnere civile spagnolo, appartengono anche una serie di importanti nature morte olandesi e fiamminghe, una delle passioni artistiche di Grasset. Fra queste opere all’incanto spicca una rara «Natura morta con fiori in un vaso di vetro», un olio su tavola di quercia di piccole dimensioni dipinto alla fine degli anni ’60 del Seicento da Jan de Heems, esempio paradigmatico dell’età dell’oro di questo genere di pittura (stima 1-1,5 milioni).

Una delle opere più antiche in asta è invece un fondo oro italiano, una «Crocifissione con la Vergine, San Giovanni Evangelista e due angeli addolorati», attribuita alla scuola bolognese del XIII secolo (1,4-1,8 milioni) a cui si riconducono alcune caratteristiche quali l’espressività, il gusto gotico e l’inusuale rappresentazione poligonale della croce. La tavola venne riscoperta nel 1985, quando Federico Zeri la collegò a un pannello della Vergine con il Bambino in trono fra San Pietro e San Paolo oggi custodita alla Barnes Foundation di Filadelfia con la quale inizialmente formava la metà di un dittico.

Amata e riconosciuta dai suoi contemporanei come «il miglior pennello di Bologna» secondo le parole del Volterrano, Elisabetta Sirani ha trovato nuova fortuna anche nel mercato attuale e in asta sarà presente con «San Giovanni il Battista», una tela del 1663 intrisa di delicata espressività, inizialmente parte della collezione Sampieri di Bologna (80-120mila sterline la valutazione).

Traendo ispirazione da vari viaggi a Damasco, in Spagna e in Sicilia il pittore preraffaellita lord Frederic Leighton diede vita ad alcuni scorci che vogliono ricreare l’atmosfera raffinata delle case dei ricchi mercanti del Vicino Oriente. Ne costituisce un esempio «Old Damascus», tela del 1874 che venne esposta lo stesso anno alla Royal Academy di Londra (stima 1,8-2,5 milioni). Il dipinto fu offerto all’asta per l’ultima volta nel 1993 per poi rimanere fino ad oggi nella stessa raccolta privata del filantropo e anglofilo americano Frederick Koch, appassionato collezionista di arte vittoriana.

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