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I due mondi di Burri

I due mondi di Burri

Francesca Romana Morelli

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Lo spettacolare «finissage» per il centenario dell’artista 

 

Culminate lo scorso autunno-inverno con l’antologica al Guggenheim Museum di New York  (poi a Düsseldorf; cfr. n. 357, ott. ’15, p. 33), le celebrazioni per il centenario della nascita di Alberto Burri (1915-95) si concludono con una vasta mostra agli Ex Seccatoi del Tabacco dal 24 settembre al 6 gennaio. Entrambe le esposizioni rientrano in una regia diretta dalla Fondazione Albizzini Collezione Burri di Città di Castello, presieduta da Bruno Corà, curatore della mostra umbra.

 

Sotto il titolo «Alberto Burri: lo spazio di materia tra Europa e USA» sono esposte una ventina di opere di Burri e oltre cento di cinquanta tra i maggiori artisti europei e americani, scelte sulla base  di relazione con le «invenzioni» materiche di Burri. Il percorso spazia dall’Informale e dall’Espressionismo astratto con Scialoja, Wols, De Kooning, Capogrossi, Dubuffet, Pollock, Motherwell e Afro, al New Dada con  Rauschenberg e Johns; dal Nouveau Réalisme con Yves Klein, Rotella, Tinguely e il giovane Christo, agli artisti emersi alla fine degli anni Cinquanta come Manzoni, Castellani, Lo Savio, Piene, fino  gli esponenti delle avanguardie degli anni Sessanta, come Sol LeWitt, Kounellis, Robert Morris, Pistoletto, Pascali, Beuys e Kiefer.

 

Tra le opere in mostra, una tela di Twombly, «Untitled (Roma)», (1962), un olio di Afro, «Tre sotto chiave» (1957), una rara superficie ovale (1956) di Capogrossi, una grande installazione di Christo, «28 Barrels Structure» (1968) e, di Burri, il celebre «SZ 1» (1949). Sempre a Città di Castello è allestito un «Omaggio ad Afro», in corso alla Galleria delle Arti fino al 30 novembre.

 

Francesca Romana Morelli, 16 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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I due mondi di Burri | Francesca Romana Morelli

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