Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

I cinesi nelle tombe buddhiste

Le scoperte degli archeologi a Kucha, nel deserto del Taklamakan

Dieci grandi tombe del IV secolo d.C. sono state scoperte da archeologi cinesi nella città di Kucha, capoluogo della regione che i cinesi chiamavano Xiyu, nell’estremo nord-ovest della Cina, lungo la Via della Seta. A quel tempo Kucha era un piccolo regno indipendente, una città-stato molto importante per la sua posizione strategica: un’oasi nel deserto del Taklamakan da cui passavano i traffici commerciali con l’India e l’Occidente, fino al Mediterraneo dell’impero romano. Le dieci tombe sono state scoperte nel 2007, ma lo scavo è stato avviato di recente.

Sette sono grandi strutture a cupola in mattoni certamente appartenute a ricche famiglie di 1.700 anni fa. Su una di esse, chiamata dagli archeologi «M3», sono ben conservate le incisioni di animali mitologici e dei quattro più rappresentati nella tradizione antica, segni zodiacali che simboleggiano anche le stagioni e i punti cardinali: il Dragone Azzurro dell’est, segno della primavera, l’Uccello Vermiglio del sud (estate), la Tigre Bianca dell’ovest (autunno) e la Tartaruga Nera del nord (inverno). Ciascuna tomba è composta da ingresso, corridoio, camera sepolcrale e da una seconda stanza. Il cimitero è stato saccheggiato più volte e riutilizzato per secoli, come ha rivelato l’analisi dei molti scheletri di epoche diverse riemersi insieme a iscrizioni e vasi.

Nel 300 d.C. Kucha era abitata da una popolazione ariana, che parlava il «tocario B», una lingua indoeuropea estinta della quale restano pochi esempi su tavolette di legno e incisioni su pietra. Il dominio cinese si consolidò verso il 650, durante il regno della dinastia Tang, e finì nel 790, quando l’oasi di Kucha entrò a far parte dell’impero (islamico) degli Uiguri. La Cina riprese il controllo della regione soltanto nel XVIII secolo. Nel periodo in cui furono edificate le tombe del cimitero, Kucha era un grande centro buddhista, la religione arrivata dall’India nel I secolo d.C. Qui si formavano predicatori e monaci che avrebbero convertito gran parte della popolazione cinese.

La fama di Kucha come centro di pellegrinaggio e di diffusione della cultura buddhista è testimoniata dalle circa 300 grotte di Kizil, non lontano dalla città, scavate su 2 km di parete rocciosa lungo le rive del fiume Muzat, affluente del Tarim che attraversa il deserto Taklamakan per oltre 2mila km. Molte grotte sono in rovina, altre depredate (centinaia di frammenti sono conservati a Berlino nel Museum für Asiatische Kunst di Dahlem, altri al Musée Guimet di Parigi), ma circa la metà conserva magnifici dipinti intatti e statue buddhiste. Sono 5mila mq di immagini create da monaci artisti venuti da occidente: nei primi secoli realizzati secondo lo stile greco-indiano Gandhara, più tardi seguendo quello iraniano dell’epoca Sassanide. L’influenza della scuola cinese si fa sentire soltanto nel VII secolo con la dominazione dei Tang.

Le dieci tombe finora scavate appartengono probabilmente a personaggi di spicco vissuti a Kucha che stava diventando sempre più ricca, al centro dei commerci sulla Via della Seta. Gli scavi sono condotti da ricercatori cinesi dell’Istituto Archeologico della Provincia Autonoma dello Xinjiang impegnati a dare una più precisa identità ai costruttori delle tombe per conoscere meglio la storia di Kucha finora poco nota e poco studiata.

Tina Lepri, 15 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La giornalista Tina Lepri dà i voti ai musei italiani. Dieci le materie: Sede, Accesso, Sistemi informatici, Visibilità, Illuminazione, Custodi e Sicurezza, Toilette, Bookshop, Ascensore, Caffetteria

La giornalista Tina Lepri dà i voti ai musei italiani. Dieci le materie: Sede, Accesso, Sistemi informatici, Visibilità, Illuminazione, Custodi e Sicurezza, Toilette, Bookshop, Ascensore, Caffetteria

La giornalista Tina Lepri dà i voti ai musei italiani. Dieci le materie: Sede, Accesso, Sistemi informatici, Visibilità, Illuminazione, Custodi e Sicurezza, Toilette, Bookshop, Ascensore, Caffetteria

La giornalista Tina Lepri dà i voti ai musei italiani. Dieci le materie: Sede, Accesso, Sistemi informatici, Visibilità, Illuminazione, Custodi e Sicurezza, Toilette, Bookshop, Ascensore, Caffetteria

I cinesi nelle tombe buddhiste | Tina Lepri

I cinesi nelle tombe buddhiste | Tina Lepri