I cicli espositivi di «Quotidiana»

Demistificazione dei social media, memorie inquietanti e una pittura da scoprire al centro del programma promosso dalla Quadriennale di Roma e dalla Sovrintendenza capitolina ai beni culturali

«Passaggio al buio» (2022) di Andreas Zampella
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Prosegue a Palazzo Braschi «Quotidiana», il programma promosso dalla Quadriennale di Roma e dalla Sovrintendenza capitolina ai beni culturali, strutturata in due cicli espostivi: «Paesaggio», che presenta ogni due mesi artisti affermati, e «Portfolio», mostre mensili di autori sotto i 35 anni, curate da Gaia Bobò.

Fino al 12 marzo, il capitolo di «Paesaggio», concepito da Nadim Samman, curatore del KW Institute for contemporary Art di Berlino, è dedicato alle provocazioni mediatiche di Eva e Franco Mattes (entrambi nati a Brescia nel 1976). Il duo è noto da fine anni Novanta col nome di 0100101110101101.org, per operazioni clamorose di Net art.

Tra di esse la realizzazione di una copia quasi perfetta del sito dello stato vaticano, e la creazione di un artista inesistente, Darko Maver, così credibile da essere stato invitato alla Biennale di Venezia del 1999. Per la Quadriennale presentano le videoinstallazioni «The Bots» (2020), incentrate sulla demistificazione dei social media, dei quali si evidenziano le insidie che si nascondono nella trama di una comunicazione apparentemente corretta.

Per la sezione «Portfolio», fino al 12 febbraio, la venticinquenne padovana Martina Biolo, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, presenta l’installazione «Tana», in cui morbidi cuscini si rivelano indicatori di inquietanti memorie.

Nella stessa sezione, dal 17 febbraio al 12 marzo, Andreas Zampella, nato a Salerno nel 1989 e diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, è rappresentato da un solo dipinto. Nell’oscurità parziale di un ambiente sotterraneo, solcato da fievoli fasci di luce promanante da piccole prese d’aria, quel dipinto era stato realizzato con l’intento di valorizzare una pittura figlia di incertezza e sforzo visivo. Titolo dell’ambientazione: «Passaggio al buio».

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