I cantieri dell’inventivo Domenico Fontana
La Pinacoteca Züst segue l’artista ticinese nelle sue imprese architettoniche e ingegneristiche e rievoca il contesto di artisti con cui lavorò

Partì ventenne dal Canton Ticino dov’era nato, Domenico Fontana (1543-1607), per andare a Roma a lavorare come stuccatore. Vent’anni dopo, nel 1585, papa Sisto V lo nominava Cavaliere dello Speron d’Oro e faceva di lui l’architetto papale.
L’anno precedente, quand’era ancora il cardinale Felice Peretti, gli aveva commissionato la Cappella del Santissimo Sacramento (poi Cappella Sistina) nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove tra l’altro Fontana aveva saputo ingegnosamente trasportare, in blocco, la duecentesca Cappella del Presepio di Arnolfo di Cambio.
D’allora in poi avrebbe diretto i più importanti cantieri romani, dal Palazzo Laterano, con la Loggia delle benedizioni e la Scala Santa, al Palazzo Apostolico e alla Biblioteca Apostolica Vaticana, al Quirinale, oltre a innalzare, con imprese ciclopiche, l’Obelisco Vaticano e quelli di piazza del Popolo, Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano.
Molto invidiato, Fontana fu accusato di malversazioni e dopo la morte di Sisto V riparò a Napoli, dove lavorò al progetto del porto e, dal 1600, del nuovo Palazzo Reale, morendo qui nel 1607.
A lui, la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, con l’Archivio del Moderno dell’Università della Svizzera italiana e con i Musei Vaticani, dedica fino al 19 febbraio la mostra «Le “Invenzioni di tante opere”. Domenico Fontana (1543-1607) e i suoi cantieri», che lo segue nelle sue imprese architettoniche e ingegneristiche e rievoca il contesto di pittori (dal Cavalier d’Arpino a Paul Bril e altri), scultori, bronzisti, stuccatori, indoratori, incisori con cui lavorò, esponendo dipinti, sculture, libri, riproduzioni digitali, fotografie e ricostruzioni multimediali.