Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliLa Galleria Palatina prosegue con l’organizzazione di mostre dedicate a opere tratte dai depositi e riunite per nuclei tematici: dopo la veduta e i ritratti, è la volta di scene di genere, perlopiù sei e settecentesche, alcune con forti influenze della tradizione fiamminga, raffiguranti «Buffoni, villani e giocatori alla corte dei Medici»
Soggetti nei quali erano rappresentati, con il pretesto dell’intento morale, anche temi ritenuti bassi e privi di decoro, come i giocatori d’azzardo, i contadini dall’aspetto rozzo e grottesco o i nani. La mostra, allestita dal 9 maggio al 4 settembre e a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Simona Mammana, intende illustrare come alcune di queste figure, in particolare i «nani» (definizione che non può trovar posto nel titolo, perché oggi ritenuta non politically correct!), ebbero notevole rilievo nella vita di corte, proprio a Palazzo Pitti dove i granduchi si erano trasferiti da Palazzo Vecchio. Basti pensare al «Nano Morgante» (soprannome di Braccio di Bartolo), che le fonti ricordano molto vicino a Cosimo I, ritratto da Bronzino originariamente in veste di cacciatore dipinto di faccia e di schiena sui due lati della stessa tela, e che il pittore concepì come dimostrazione della superiorità della pittura nell’ambito della famosa disputa di Benedetto Varchi sul primato delle arti che coinvolse molti artisti.
Esposto per la prima volta dopo il restauro alla mostra di Bronzino del 2010 a Palazzo Strozzi, il dipinto di Bronzino, che vanta una letteratura molto ampia fin dal Cinquecento, è una delle attrattive della mostra, ed è accompagnato in catalogo da un nuovo studio di Detlef Heikamp, che presenta scoperte riguardo a questa figura cosi singolare (tra i testi recenti si ricorda anche il corposo studio di Sefi Hendler). Non tutti i nani eran così illustri, altri anzi erano perfino oggetto di scambi tra signori, ma il guardaroba granducale svela comunque vestiari sontuosi da loro indossati.
Oltre a dipinti quali il «Nano» di Sustermans, i «Giocatori» di Anton Domenico Gabbiani o i «Cacciatori» di Niccolò Cassana, sono presenti anche quadri di non certa o ignota attribuzione, che grazie a questa mostra sono stati oggetto di nuova attenzione storico-critica. Non manca la scultura: dal Museo del Bargello giungono il «Nano Morgante con la chiocciola» di Valerio Cioli e l’«Uccellatore» del Giambologna, ma il percorso si estende al Giardino di Boboli, dove il visitatore è invitato a scoprire in luoghi più o meno nascosti le numerose statue, grazie a una mappa fornita in mostra.
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