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Il «Teatro Continuo» di Alberto Burri durante il montaggio a Milano nel 1973

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Il «Teatro Continuo» di Alberto Burri durante il montaggio a Milano nel 1973

I 100 anni di Burri, Milano ricostruisce il Teatro

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Milano. Delle tre opere lasciate in eredità a Milano dalla mostra di Giulio Macchi «Contatto Arte-Città», realizzata nel 1973 per la XV Triennale, due soltanto sono sopravvissute: la fontana dei «Bagni misteriosi» di De Chirico (cfr. n. 296, mar. ’10, p. 60) e «Accumulazione Musicale e Seduta» di Arman. La terza era il «Teatro Continuo» di Alberto Burri (1915-95), demolito nel 1989 «per ragioni di sicurezza» (cfr. articolo a p. 19). Inutile dire che quella decisione causò una frattura insanabile tra l’artista e la città, poi solo parzialmente risarcita, 13 anni dopo la morte, dall’antologica in Triennale del 2008. Ora il «Teatro Continuo» (nella foto, durante il montaggio nel 1973), formato da una piattaforma di cemento e da sei quinte di acciaio dipinto rotanti sul proprio asse e pensato per fungere da cannocchiale prospettico tra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace e al contempo per offrire alla collettività un luogo aperto a tutti, in cui esprimersi liberamente, rivede la luce grazie al concorso di Comune di Milano e Triennale e di Fondazione Burri e Studio legale Nctm. Accadrà in tempo per Expo, e sarà il frutto di un impegno corale in cui alla Triennale spetterà la manutenzione mentre la Fondazione Burri, presieduta da Bruno Corà, ha messo a disposizione i progetti originali e lo Studio legale, tanto attivo sul fronte dell’arte contemporanea da aver creato il progetto indipendente «nctm e l’arte» curato da Gabi Scardi, ne ha finanziato la realizzazione (150mila euro circa). L’edificazione di questa vera «opera d’arte totale», rigorosamente site specific nelle misure e nella collocazione, pena la perdita del suo ruolo prospettico, rientra nel programma messo a punto dalla Fondazione Burri per il centenario della nascita dell’artista, che nel 2015 avrà l’epicentro nelle due sedi della Fondazione in Città di Castello (il quattrocentesco Palazzo Albizzini e gli Ex Seccatoi del Tabacco), ricche di oltre 250 opere scelte e allestite da Burri stesso: qui si terranno un convegno, il Summit Internazionale degli Artisti (100, da tutt’Europa) e due momenti di approfondimento, con il confronto tra Burri e Piero della Francesca e Luca Signorelli, anch’essi nativi dell’Alto Tevere; di qui il progetto si irradierà nel mondo con la mostra al Guggenheim Museum di New York (poi in Germania e Italia); il restauro del «Grande Cretto» di Gibellina e una mostra al Riso di Palermo; la pubblicazione del nuovo catalogo generale in sei volumi dell’opera di Burri, compresa l’architettura, e la produzione di un docu-film sulla sua figura.

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Ada Masoero, 11 aprile 2018 | © Riproduzione riservata

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