Han Nefkens collezionista di emozioni

«L’arte è uno dei mezzi più efficaci per parlare di ciò che si teme e per rendere visibile ciò che non si desidera vedere»

Han Nefkens. Foto Roberto Ruiz
Roberta Bosco |

Un mecenate compra per donare e aiuta a produrre arte (con una predilezione per i video) per abbattere i tabù (l’Aids) e riflettere sui problemi del mondo attuale riuscendo a fare ciò che gallerie e musei non possono permettersi.

Scrittore, collezionista e mecenate, nel 1987 Han Nefkens (Rotterdam, 1954) era corrispondente per la radio olandese a Città del Messico quando ha scoperto di essere sieropositivo e ha iniziato un lungo e difficile percorso di dolore, lotta e crescita personale in cui l’arte ha giocato un ruolo fondamentale. Da allora ha visto la morte in faccia in più di un’occasione. «Vivo un tempo prestato» dice e per questo vuole condividere ogni minuto, ogni pensiero e farlo attraverso l’arte. Viaggia molto, ma il suo triangolo personale ha i vertici in Olanda, Messico (il Paese di suo marito Felipe) e la Catalogna, dove ha stabilito la sua fondazione e in meno di 15 anni è
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