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Golpe fallito, inizio di dittatura. Ma ci sono anche nuovi progetti

Golpe fallito, inizio di dittatura. Ma ci sono anche nuovi progetti

Gareth Harris, Anny Shaw

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Artisti e curatori continuano a lavorare nonostante le limitazioni della libertà di espressione

 

Artisti, vignettisti di giornali e professionisti del mondo della cultura sono tra le 35mila persone sottoposte a fermo nell’ambito del giro di vite imposto dal presidente Recep Tayyp Erdogan dopo il tentato colpo di stato militare di luglio. Altre 82mila persone, tra cui giornalisti e impiegati pubblici dell’alta burocrazia, sono stati licenziati o sospesi dal loro incarico.

 

Onur Erem, un giornalista turco la cui compagna, l’artista e scrittrice Zehra Dogan, è in carcere da un mese, dichiara senza mezzi termini che oggi in Turchia gli artisti sono perseguitati. Gli accusatori della Dogan hanno più volte sostenuto che la sua arte e i suoi scritti sono una prova della sua partecipazione al Pkk (il Partito dei lavoratori del Kurdistan) gruppo militante di sinistra attivo nella lotta per i diritti dei curdi in Turchia, che il Governo ha tacciato di essere un’«organizzazione terroristica». Erem spiega che Dogan continua a dipingere in prigione, ma descrive la sua detenzione come «una follia» e una «minaccia all’espressione artistica».

 

Alcuni sostengono che artisti e curatori stranieri sono ora molto riluttanti ad andare in Turchia. «I progetti culturali, soprattutto quelli di più esplicito carattere politico, sono in pericolo, dice l’artista e scrittore Pinar Ögrenci. Questo non significa che sono direttamente minacciati dal Governo ma noi, della comunità artistica e attivista turca, ci sentiamo sotto controllo». Taner Ceylan, tra i principali artisti turchi, dichiara che alcuni progetti internazionali sono stati rinviati per ragioni di sicurezza, ma che le gallerie e le mostre restano aperte come al solito. «Gli artisti stanno lavorando e le fondazioni e i mecenati li stanno sostenendo, ma sono sicuro che non è semplice individuare il soggetto per un progetto e i partner con cui lavorare o i soggetti da cui farsi finanziare», ci dice.

 

La sesta Biennale di arte contemporanea di Sinopale, che doveva aprire a giugno nel nord del Paese, è stata rimandata. In una dichiarazione postata sul sito internet della biennale, gli organizzatori dichiarano: «Visto che crediamo nella democrazia e nella volontà della gente, siamo sicuri che il nostro Paese supererà questo periodo molto delicato il prima possibile». L’evento potrebbe svolgersi nell’autunno del prossimo anno, in concomitanza con la quindicesima Biennale di Istanbul. Nel frattempo, all’inizio di quest’anno, gli organizzatori di Art International, la fiera di arte contemporanea di Istanbul, hanno deciso di rinviare l’edizione del 2016, che avrebbe dovuto tenersi il 23-25 settembre.

 

Altri eventi internazionali andranno invece avanti, nonostante i rischi per la sicurezza, ma in modalità ridotta. Ali Güreli, presidente della fiera Contemporary Istanbul, che lancia la sua undicesima edizione a novembre, dice di aspettarsi meno espositori quest’anno. «Siamo però rimasti molto colpiti dalle dichiarazioni di sostegno che abbiamo ricevuto non solo per la fiera, ma per tutta Istanbul e la Turchia da collezionisti indiani, artisti francesi e gallerie australiane che hanno comunque intenzione di partecipare». Anche la Biennale di Çanakkale si terrà come programmato (dal 24 settembre al 6 novembre) e la terza edizione della Biennale del design di Istanbul aprirà il 22 ottobre (fino al 4 dicembre).

 

Nonostante la limitazione della libertà di espressione imperante, questo autunno saranno lanciati nuovi progetti. La galleria Alt Art Space di Istanbul, ad esempio, collabora con la fiera Moving Images per ospitare «New Realities», una mostra d’arte sulla realtà virtuale (23-25 settembre).

 

Gareth Harris, Anny Shaw, 07 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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