Gli Archivi, un’opinione tra tante

Una sentenza della Corte d’Appello di Milano, che si è avvalsa di argomentazioni pubblicate da «Il Giornale dell’Arte», potrebbe incrinare il ruolo di certificatore ufficiale degli archivi d’artista. Potranno ancora decidere se un’opera è vera o falsa?

Il dipinto «Apparition» (1959), un esemplare della famosa serie di Josef Albers «Homage to the Square». © 2018 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (Ars), New York. Cortesia del Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Gloria Gatti |

In un articolo pubblicato sul nostro sito nel marzo 2021 ci chiedevamo se «in caso di sospetta contraffazione di un’opera d’arte la sola opinione dell’Archivio intitolato all’artista fosse sufficiente per una condanna» a proposito della sentenza emessa dal Tribunale di Milano, n. 6004 del 28 ottobre 2020, che aveva condannato un gallerista milanese, Gabriele Seno, e disposto la confisca dell’opera dal titolo «Study for Homage to the Square» (40x40 cm) a seguito di una denuncia sporta dalla Josef and Anni Albers Foundation, sulla base di una sola testimonianza resa dalla storica dell’arte Jeannette Redensek, componente della Fondazione stessa nonché curatrice del preannunciato catalogo ragionato dei dipinti di Josef Albers.

Sottolineavamo in particolare che «la credibilità e attendibilità delle dichiarazioni rese della parte civile nel processo penale, quand’anche autorevole, è in genere circondata da molte cautele e, quanto meno dalle aule di giustizia, sarebbe auspicabile una definitiva emancipazione dai metodi estetici, dall’acume visivo o dalla “particolare aura” che emana un dipinto autentico per stabilirne la contraffazione. Pur nel rispetto del loro essere custodi della memoria dell’artista, ancora più rigore dovrebbe essere richiesto quando l’archivio che ha anche “il monopolio” sul rilascio dei certificati di autenticità è proprietario di opere e, quindi, inevitabilmente portatore di interessi economici sul mercato ed esposto al rischio di versare in situazioni di potenziale conflitto d’interesse.

Per quanto la rarità non sia che uno dei fattori di accrescimento del valore, in astratto, infatti, il “potere” di ridurre il numero delle opere di un artista disponibili per la vendita, negandone l’archiviazione potrebbe produrre come effetto l’incremento di valore delle opere di proprietà che l’archivio immette sul mercato. Nel caso di specie sul sito web della Josef and Anni Albers Foundation è espressamente dichiarato che “la Fondazione vende un piccolo e selezionato gruppo di dipinti e stampe attraverso i suoi rappresentanti autorizzati” e che “la Fondazione ha nominato la David Zwirner Gallery di New York e Londra come suo rappresentante esclusivo in tutto il mondo”
».

Oggi possiamo dire che le argomentazioni del nostro giornale sono state trasposte nella sentenza dalla Corte d’Appello di Milano n. 7148 del 3 novembre 2021 che ha assolto il gallerista Gabriele Seno perché il fatto non costituisce reato e ha motivato che «il vaglio di attendibilità doveva essere ancora più penetrante in considerazione del fatto che l’Archivio, che possiede il monopolio sul rilascio dei certificati di autenticità, risulta altresì proprietario di opere e, quindi, inevitabilmente portatore di interessi economici sul mercato, dovendosi ipotizzare anche un potenziale conflitto d’interesse. La Fondazione Albers, difatti, come risulta espressamente dal suo sito web istituzionale, si occupa anche di vendere al pubblico un limitato numero di opere attraverso i suoi rappresentanti autorizzati».

Quella degli Archivi d’artista, infatti, al pari di qualunque altro soggetto che ritenga di averne le competenze, è ritenuta un’expertise su una determinata opera, che nulla vale più di un’opinione tra tante, quale estrinsecazione della libertà di pensiero e non ha, né può avere, alcuna fede privilegiata né nel processo civile, né tanto meno in quello penale, vieppiù quando l’archivio è portatore di un interesse economico proprio nel mercato e quando detiene una quota rilevante di opere, il cui valore può potenzialmente accrescere attraverso piani strategici di valorizzazione che potrebbero essere addirittura anticoncorrenziali.

Del resto, e proprio per compensare il «piano strategico (...) di ritirare l’arte di Rauschenberg dal mercato, al fine di evitare un calo di valore da parte di speculatori o collezionisti che inondavano il mercato con la sua arte», ai tre componenti del Robert Rauschenberg Trust, avente come beneficiaria la Rauschenberg Foundation, è stato giudizialmente riconosciuto il diritto al compenso di 24.600 dollari, da dividersi equamente (Robert Rauschenberg Foundation, v. Bennet Grutman, Bill Goldston, and Darryl Pottorf, as trustees of the Robert Rauschenberg Revocable Trust No. 2D14-3794 January 06, 2016). Ed è anche ben noto che molti comitati americani per l’autenticazione (Pollock-Krasner Foundation, Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Roy Lichtenstein Foundation), non potendo beneficiare del salvacondotto concesso agli eredi dal diritto morale d’autore, sono stati sciolti o hanno cessato di «erogare tale servizio», per preservare il patrimonio della Fondazione dalle richieste di risarcimento dei collezionisti che si erano visti cassare le loro opere.

Nel panorama italiano la sentenza introduce un principio rivoluzionario che potrebbe incrinare il ruolo di certificatore ufficiale degli Archivi nel mercato e che in futuro potrebbe addirittura privarli del diritto esclusivo di veto sul vero e sul falso, laddove le opinioni non siano sorrette da evidenze tecniche scientifiche o fattuali. Per il momento, almeno in sede penale, dopo questo precedente sarà più difficile ottenere la chiusura di una mostra e il sequestro delle opere perché un dipinto è stato giudicato falso da questo o da quell’altro archivio, come molte volte è già successo.

L’autrice è avvocata, specializzata in diritto dell’arte

© Riproduzione riservata Josef Albers e il dipinto «Apparition» (1959). © 2018 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (Ars), New York. Cortesia del Solomon R. Guggenheim Museum, New York
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