Giovanna Garzoni «universale»

Palazzo Pitti mette in luce la dimensione globale dell'artista la cui fama nel Seicento quasi eguagliò quella di Artemisia

«Canina con biscotti e tazza cinese», 1648 ca, di Giovanna Garzoni. Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Laura Lombardi |

Firenze. Prevista inizialmente dal 6 marzo al 7 giugno, apre dal 28 maggio al 28 giugno all’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti la mostra, a cura di Sheila Barker, dedicata a Giovanna Garzoni, la cui fama nel Seicento eguaglia quasi quella di Artemisia Gentileschi, come pure i riconoscimenti, in termini di denaro, che le furono tributati in vita. Richiesta presso le corti dei Savoia a Torino, dei Medici a Firenze, poi a Roma, Napoli, ma anche in Francia, dove dipinse il ritratto del cardinale Richelieu e in Inghilterra, la Garzoni, ricordata soprattutto per le sue nature morte, fu donna di straordinaria vivacità intellettuale, definita «universale» per la molteplicità degli ambiti cui si rivolse: dalla pittura a olio e a inchiostro, al commesso delle pietre dure, dall’arte tessile, alla miniatura, dalla calligrafia alla musica strumentale e vocale.

La mostra (appuntamento annuale, agli Uffizi, dedicato a una figura femminile), intende mettere in luce la dimensione globale della sua arte che, con approccio quasi scientifico nella registrazione dei dettagli, sciorina un repertorio che comprende fiori, animali e oggetti provenienti dal Perù, dal Messico e dall’India, dalla Cina, dal Golfo di California, testimonianza dei molteplici scambi tra continenti diversi.

Tuttavia la creatività della Garzoni espressa con maestria soprattutto nelle opere su carta e pergamena, manipola e mescola motivi esotici con quelli della grande tradizione occidentale (ibridando perfino motivi dello stile Ming con particolari tratti da pitture di Giotto), rispecchiando appieno quel gusto della Wunderkammer che caratterizza la sua epoca, ovvero un collezionismo fondato sull’accostamento di natura e artificio, teso a ricostruire, nello spazio di un piccolo cabinet de curiosité, la meraviglia dell’universo intero.

In mostra è stata infatti ricostruita la Wunderkammer di Vittoria della Rovere de’ Medici, granduchessa di Toscana, dove erano conservate almeno venti delle miniature della Garzoni con frutta e ortaggi, che dialogavano con avori dalla Germania, nautili del Pacifico, corni intagliati di rinoceronte dalla Cina, coppe fatte con noci di cocco dalle Americhe e porcellane dall’Estremo Oriente.

© Riproduzione riservata Una delle sale allestite della mostra su Giovanna Garzoni Eike Schmidt davanti a una delle vetrine della mostra su Giovanna Garzoni
Altri articoli di Laura Lombardi