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Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliAl Macro, nella sede di via Nizza, si aprono due nuove mostre. Dal 27 novembre al 13 marzo è allestita la prima antologica di Gillo Dorfles (1910), un padre della cultura visiva italiana, artista, critico militante e teorico. «Essere nel tempo» (questo il titolo della rassegna) è curata da Achille Bonito Oliva e organizzata dal Centro interdisciplinare di ricerca sul paesaggio contemporaneo. Sono esposti un centinaio di dipinti di Dorfles, concepiti nel segno dell’astrazione: un percorso a ritroso, dalle opere recenti alla fase in cui l’autore aderì al Movimento di Arte Concreta (1948), fino agli esordi negli anni Trenta. Sono visibili anche carteggi, documenti, foto, filmati inediti, testi su temi quali il Kitsch, l’architettura, il design, la musica, il teatro, la moda e il costume.
Dal 27 novembre all’8 maggio apre anche «Egosuperegoalterego», curata da Claudio Crescentini, con un focus sugli autoritratti e i ritratti di artista, che si osserva, si sdoppia e si riflette nei propri sodali, amici, padri ideali; da Giorgio de Chirico a Urs Lüthi, da Luigi Ontani ad Adrian Paci, Sten e Lex e Sissi. Una rassegna di rari film di artisti e di personalità degli anni Sessanta è presentata inoltre dalla Cineteca Nazionale.
Alla Pelanda/Macro fino al 6 dicembre si può poi visitare la sesta edizione di Digitalife, ideata e prodotta dalla Fondazione Romaeuropa, con la nuova collaborazione di Elektra-Festival di Montréal (Québec), chiave di volta nello sviluppo delle arti digitali in Nord America e in Europa.
Questa edizione della rassegna è incentrata sul tema della luce, indagata dagli undici lavori di Nicolas Bernier, Martin Massier, Joanie Lemarcier, Pietro Pirelli, Alexandra Dementieva, Maxime Damecour, Jean Dubois, Samuel St-Aubin, Bill Vorn, Miriam Bleau, Bill Vorn, Louis-Philippe Demers, mentre i Masbedo presentano un film e Le Fresnoy una rassegna di videoarte, in parallelo a eventi e performance di musica, danza, elettronica e video.
Daniele Spanò, consulente artistico di Digitalife, spiega: «Dal 2014 abbiamo cambiato rotta, osservando gli artisti, che ci proponevano specialmente installazioni immersive, che necessitano d’isolamento al fine di rafforzarne il suono e plasmare lo spazio con la luce».
Bernier, per esempio, ha creato una sequenza di lastre di plexiglas, sulle quali ha inciso grafici e formule di fisica quantistica, trasformata in una scultura di luce da un fascio luminoso.
Pertinente alla robotica è «Inferno» di Vorn e Demers: alcuni esoscheletri obbligano chi li indossa a compiere movimenti determinati dell’«armatura».
Per la prima volta a Roma, il 10 ottobre Digitalife ha ospitato il Mercato Internazionale per le Arti Digitali (Imda), un format di Elekta. È un mercato che genera un’economia legata a perfomance o a eventi musicali, acquistati da operatori per conto di festival, musei, istituzioni.
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