Gessi che paiono vivi nella nuova Gipsoteca della Galleria dell’Accademia di Firenze

Dopo due anni di lavori viene restituita alla fruizione del pubblico, con la messa in sicurezza dei busti sulle mensole grazie a un sistema d’ancoraggio

Veduta della Gipsoteca della Galleria dell’Accademia riallestita. Foto Guido Cozzi
Laura Lombardi |  | Firenze

Riapre la Gipsoteca della Galleria dell’Accademia, dopo due anni e mezzo di lavori. Situata nel monumentale salone (già sede della corsia delle donne dell’antico ospedale di San Matteo, poi incorporato nell’Accademia di Belle Arti) la collezione dei gessi, oltre 400 tra busti, bassorilievi, sculture monumentali, modelli originali in gran parte di Lorenzo Bartolini, fu acquisita dallo Stato italiano dopo la morte dell’artista e qui trasferita in seguito all’alluvione del 1966.

Oltre ai gessi, il salone, che ricrea di fatto l’atelier di Bartolini, ha alle pareti una raccolta di dipinti di maestri ottocenteschi che hanno studiato o insegnato all’Accademia di Belle Arti. La Gipsoteca è stata riordinata nel pieno rispetto dell’allestimento voluto all’inizio degli anni Ottanta dall’allora direttore Giorgio Bonsanti, il quale, dopo che il cosiddetto «Salone delle Toscane» (in riferimento alle grandi pale di artisti toscani, poi spostate nella Tribuna) era stato smantellato per ospitare la mostra di Ghiberti nel 1978, aveva deciso con Luciano Berti  di destinare quegli spazi ai gessi e ai dipinti dell’Ottocento, studiandone l’allestimento con Franca Falletti, allora vicedirettrice, e Sandra Pinto, Ettore Spalletti e Carlo Sisi. Dopo interventi di ordine statico-strutturale, relativi all’impianto di climatizzazione, all’illuminazione e all’impianto elettrico, vede ora i gessi, restaurati e ripuliti «esaltati dal leggero azzurro polvere delle pareti, tanto da sembrare vivi, con le loro vite, i loro racconti», come osserva la direttrice Cecilie Hollberg, ringraziando il presidente dell’Accademia, Carlo Sisi per i preziosi consigli.
Particolare di un gesso della Gpsoteca dell’Accademia di Firenze. Foto Guido Cozzi
Sisi definisce la restituzione «esemplare» in quanto permette di «recuperare la corretta lettura delle opere, esposte ora nella loro completezza (grazie al recupero di spazio, Ndr) e la rimozione degli obsoleti condizionatori permette di ammirare la sequenza delle opere senza disturbanti interruzioni, ma con la continuità “poetica” che può finalmente attrarre il visitatore in quella che nell’Ottocento si chiamava l’avventura nell’atelier».

I busti-ritratto sulle mensole, ora ampliate e rinnovate, hanno potuto essere messi in sicurezza grazie a un sistema d’ancoraggio sicuro e non invasivo. I gessi sono stati nel frattempo sottoposti a un attento intervento di revisione conservativa e di spolveratura ed è stata realizzata un’accurata campagna fotografica. Con quest’ultima operazione la Galleria dell’Accademia, dopo i grandi cantieri iniziati nel 2016, includendo le fasi di studio e preparazione, ma anche le pause imposte dal Covid, si presenta dunque completamente rinnovata, con una nuova identità lodata dal ministro Franceschini.

«Beyond the David» è infatti il titolo scelto dalla direttrice Cecilie Hollberg all’insieme di questi interventi, per ricordare quanto il museo, noto al grande pubblico per il «David» di Michelangelo, sia scrigno di molte altre opere di rilievo.

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